Pioggia di critiche dal mondo ambientalista e non sull’accordo firmato lo scorso 24 febbraio tra Italia e Francia. Secondo Greenpeace l’accordo «è a tutto vantaggio di Sarkozy, che sta cercando di tenere in piedi l’industria nucleare francese, ma non offre all’Italia nessuna garanzia di maggiore indipendenza energetica – tecnologia e combustibile arrivano dall’estero – ed è anzi contro gli obiettivi europei di breve termine».
«Il nucleare, infatti, non ha risolto nessuno dei problemi, da quello delle scorie alla sicurezza intrinseca alla proliferazione nucleare. Anche raddoppiando l’attuale numero di reattori, cosa che accelererebbe l’esaurimento delle risorse accertate di Uranio che, ai livelli attuali, non superano i cinquant’anni, il contributo del nucleare alla riduzione delle emissioni sarebbe marginale, non oltre il cinque per cento. Con gli stessi investimenti in maggiore efficienza energetica negli usi finali l’effetto di riduzione delle emissioni sarebbe fino a sette volte superiore».
«La lobby nucleare – spiega Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace – cerca di evitare una crisi legata alla marginalizzazione di questa tecnologia che, nei mercati liberalizzati, come in USA, è sostanzialmente ferma da 30 anni. Gli unici investimenti effettuati, infatti hanno riguardato il ripotenziamento e la manutenzione dei vecchi impianti».
«Il nucleare – denuncia Onufrio – è una fonte costosa, rischiosa e basata su una risorsa, l’uranio, molto limitata. Una scelta scellerata che serve solo a pochi interessi di un settore che il mercato ha già bocciato».
«Un accordo pericoloso e miope – è il commento di Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – . Perché tutti gli studi internazionali mostrano che il nucleare è la fonte energetica più costosa e perché rimane aperta la questione delle scorie e della sicurezza». «Il governo procede come un caterpillar per spianare la strada ai suoi progetti, nonostante il disegno di legge del ministro dello Sviluppo economico sia ancora in fase di discussione e vengano continuamente prorogati i tempi per definire i criteri di localizzazione degli impianti – dice Cogliati Dezza -. Ma lo ‘scenario nucleare’ è una prospettiva che l’Italia, in piena crisi economica, non può verosimilmente permettersi».
«Tanto per fare un esempio – prosegue il presidente di Legambiente -, i costi della centrale finlandese di Olkiluoto, l’unico reattore di terza generazione evoluta in costruzione nel mondo insieme a Flamanville in Francia, sono lievitati quasi del 50%: dai 3,2 miliardi di euro previsti ai 4,5 attuali. Autorizzato nel 2002, il cantiere è partito nel 2005 e dovrebbe chiudersi nel 2012 con tre anni di ritardo rispetto alle previsioni, se questo termine non slitterà ancora in avanti».
«L’Italia è, per di più, lontanissima dagli obiettivi vincolanti fissati dalla Ue per le emissioni di anidride carbonica – conclude Cogliati Dezza – e dirottando tutte le risorse sull’atomo e sottraendole alle rinnovabili e all’efficienza energetica, che sono di fatto le uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni, non rispetteremmo la scadenza del 2020 e ci ritroveremmo a pagare multe sempre più salate».
«´Berlusconi firma gli accordi senza che il Parlamento abbia ancora approvato le leggi di riferimento – denuncia poi il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario – . Evidentemente la democrazia parlamentare gli fa venire l´orticaria». «Con quale mandato – si chiede Belisario – Berlusconi e il suo Governo firmano accordi bilaterali per la costruzione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese? Il collegato alla Finanziaria, superando in qualche modo il referendum con cui gli italiani dissero no al nucleare, prevede la nascita dell´Agenzia per la Sicurezza Nucleare e una serie di interventi per favorire la realizzazione di nuovi impianti, ma e´ ancora in discussione al Senato».
«Forse questa anticipazione, oltre a sottolineare l´insofferenza del premier per qualsiasi tipo di controllo da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti, vuol essere solo uno spot propagandistico – conclude il presidente dei senatori IdV – che prevede però una spesa fra i 3 e i 4 miliardi di euro e la probabile attivazione della prima centrale nel 2020 senza aver risolto preventivamente i problemi di stoccaggio delle scorie radioattive»
«Sarkozy punta sui fondi pubblici italiani per sostenere l’industria nucleare francese – sono le parole di Ermete Realacci (Pd) – . Senza il sostegno pubblico, infatti, l’attuale nucleare non è competitivo nei paesi occidentali. A maggior ragione in un momento di crisi è meglio puntare su misure che danno risultati a breve termine, sostengono e rendono più competitiva l’economia e l’aumento occupazionale. Per il nostro paese questo vuol dire puntare sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili, sul recupero energetico del patrimonio edilizio esistente, sul ricambio dei beni durevoli orientato su base ambientale». «Per quanto riguarda il nucleare – aggiunge Realacci – è necessario potenziare la ricerca su quello di quarta generazione, che diminuisce i rischi, la produzione di scorie, rompe la catena della proliferazione nucleare. In questo campo, l’Italia ha tutte le condizioni per dire la sua».
Per Francesco Ferrante, dell’esecutivo nazionale Ecodem:«Oggi il governo firma un accordo con la Francia sul nucleare che conviene solo ai francesi e intanto in queste settimane sta perdendo tempo e occasioni per rilanciare il settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, in campi su cui invece investono tutti gli altri Paesi europei e gli Usa di Barack Obama»
«Mentre è ovviamente comprensibile l´interesse di Sarkozy di trovare nuovi mercati alla sua industria nucleare in difficoltà per mancanza di ordini sufficienti a livello mondiale – aggiunge – non si capisce quale può essere l´interesse italiano nell´importare tecnologia, indirizzare gli investimenti privati in un settore incerto e poco conveniente economicamente come il nucleare e prevedere inevitabilmente, anche se negandolo formalmente, stanziamenti pubblici per sostenere una produzione energetica altrimenti insostenibile».
«E’ quindi palese – conclude l’esponente Ecodem – che questo esecutivo per quanto riguarda le politiche energetiche è saldamente ancorato al secolo scorso mentre gli Stati Uniti cancellano tutti gli incentivi previsti per nucleare e carbone puntando, come la Germania, sulle fonti rinnovabili. Il mondo va avanti e noi restiamo al palo facendo anche l´ennesimo regalo, dopo la vicenda Alitalia, ai cugini francesi. Bel modo di difendere gli interessi italiani!».
«Il governo Berlusconi sul nucleare continua a prende lucciole per lanterne ed il rischio è che a pagare per i suoi errori di valutazione siano i cittadini com’è già avvenuto per l’Alitalia. Il nucleare è, infatti, costosissimo sia dal punto di vista economico che sociale e continua ad essere pericolosissimo sia sotto il profilo della radioattività che della proliferazione». Questa la dichiarazione della Portavoce nazionale dei Verdi Grazia Francescano che spiega: «Non è vero il nucleare eviterà i rischi per la sicurezza energetica del nostro Paese perché l’uranio, per le stime delle organizzazioni internazionali, durerà solo per pochi decenni e come tutti sanno non si trova di certo in Italia ed il suo costo è cresciuto a dismisura: nel 2000 un chilogrammo di uranio costava 7 dollari mentre oggi ne costa 120».
«Restano invece certi e pericolosamente attuali – ha concluso la Francescato – i rischi per la salute e per l’ambiente connessi alla radioattività e nessuno tra i tanti sostenitori del nucleare ci dice cosa vuol fare delle scorie radioattive che ancora nessuno al mondo è riuscito a smaltire. Di sicuro la scelta del Governo Berlusconi rischia di avere effetti disastrosi sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili sui quali il nostro Paese, purtroppo, ha smesso di investire».
Erasmo D’Angelis (Pd), presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale: «Basta con l’illusionismo e la miopia di Berlusconi che ha fatto dell’Italia l’unico Paese industrializzato a non puntare sulle energie del futuro. Oggi rivende agli italiani la nuova bufala: 4 centrali nucleari da costruire in 10 anni, una in meno rispetto a quelle promesse un anno fa dal ministro Scajola che voleva costruirle però in 5 anni. Tutti sanno che il nucleare che c’è oggi è la fonte energetica più costosa e rischiosa perché resta aperta la questione delle scorie e della sicurezza. Ma il Governo nazionale fa solo spettacolari annunci seguiti da zero realizzazioni. Non riesce nemmeno a finanziare la ricerca italiana del cosiddetto ‘nucleare pulito’ o di ‘quarta generazione’, che tra l’altro prevede un prototipo industriale di centrale nucleare non prima del 2025 per una commercializzazione al 2030».
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