Berlusconi vorrebbe costruire in Italia delle nuove centrali nucleari. Chiaramente questo tizio pensa con schemi mentali superati, la cosa non sorprende: oggi ha settantatre anni (classe 1936), è stato giovane cinquanta anni fa.
Il nucleare è una tecnologia che si è rivelata pericolosa e in tutti questi decenni le promesse di un nucleare sicuro non sono state mantenute, oggi si parla di un nucleare “molto più sicuro” (di quarta generazione) entro il 2030-2040. Vedremo se e quando arriverà la quarta generazione, comunque il tipo di centrali che Berlusconi vorrebbe costruire in Italia sono ancora di terza generazione e si pensa che saranno pronte entro il 2020 (di solito le stime per la costruzione di mega impianti come questo sono sempre ottimistiche). In ogni caso per rendere le centrali più sicure (100% sicure è impossibile) sono richiesti investimenti enormi che rendono discutibile la convenienza dell’energia nucleare.
Negli stati uniti non si costruiscono più centrali nucleari da trent’anni perché nessuno più crede alla loro convenienza.
…In Europa ci sono due centrali in costruzione come quelle che dovremmo importare in Italia: una è in Finlandia, l’altra in Francia. Quella finlandese è iniziata 3-4 anni fa e ha già accumulato 2 anni di ritardo e un aumento di costi di 2 miliardi di euro. Il problema è che una centrale nucleare ha esigenze tecnologiche altissime. Anche i materiali, come il cemento o l’acciaio, devono essere di qualità superiore. Le industrie finlandesi non sono in grado di soddisfare questa esigenza. Pensiamo a cosa potrebbe accadere in Italia dove la Italcementi ha dato cemento taroccato anche per le grandi opere»…
(da l’Unità)
Gli aspetti che mi sembrano pericolosi dell’energia nucleare sono i seguenti:
Scorie nucleari: possiamo costruire centrali supersicure che hanno un arco di vita di 50 anni, ma le scorie nucleari restano pericolose per migliaia di anni, una parte per milioni di anni. Come si fa a mantenere le scorie in sicurezza per tutto questo tempo? E quanto costa per 100-1000-10000 anni? Che senso ha creare dei rischi per un futuro così lungo? Riuscirà l’umanità futura a controllarlo? Non lo sappiamo. Mantenere un rischio per così tanto tempo è per me semplicemente criminale.
E in ogni caso considerando una scala di tempo umana, le fughe di materiale radioattivo (o come minimo di acqua contaminata) dagli impianti esistenti si sono rivelate relativamente frequenti e il fatto che l’Italia è una zona sismica aumenta il rischio.
Poi bisogna ricordare gli interessi della criminalità nello smaltimento dei rifiuti e l’avvelenamento sistematico del terreno della Campania descritto bene da Saviano. Se mettessero le mani anche su quelli nucleari…
Costi: ci raccontano sempre che il nucleare conviene economicamente. Poi si scopre che i costi di realizzazione di una centrale sono sempre sottostimati del 50-100% e magari forniti dalle lobby dei costruttori che hanno tutto l’interesse nel fornire cifre iniziali basse e magari non tengono conto o sottostimano i costi di smantellamento. Si cita il fatto che l’elettricità in Francia costi poco, trascurando che una grossa parte degli investimenti per il nucleare pesano sul bilancio della difesa per lo sviluppo dell’arsenale nucleare. In Italia questi costi andrebbero direttamente in bolletta.
Qualche mese fa sul quotidiano finlandese Helsingin Sanomat c’era un articolo in cui venivano confrontati i costi dell’energia nucleare a quella eolica. Quella eolica era risultata solo un poco più costosa sulla carta, ma a rischio zero e con maggiori benefici in termine di occupazione.
Un’altra considerazione da fare dal punto di vista economico è che per costruire un impianto nucleare ci vuole un investimento iniziale enorme che comincerà a ripagarsi solo dopo 10-15 anni, al completamento della centrale. Durante la costruzione della centrale serve una gran quantità di manodopera (diretta e indiretta), ma poi quando la centrale è pronta gli occupati sono relativamente pochi per i successivi 50 anni. Al confronto, generatori eolici per una potenza equivalente possono essere costruiti e cominciare a ripagarsi in molto meno tempo, con minore spesa iniziale. Dal punto di vista occupazionale poi, se anziché costruire tutti i generatori eolici in una volta se ne costruiscono un pó alla volta, tra costruzione dei nuovi e manutenzione di quelli vecchi, si può mantenere un livello di occupazione costante e comunque superiore a quello delle centrali nucleari.
Indipendenza energetica. Producendo energia eolica o solare si ridurrebbe la dipendenza energetica dall’estero e l’esposizione alle crisi energetiche. Poi secondo Rubbia, le scorte di combustibile nucleare dureranno solo per altri cinquanta anni, dunque non conviene investire adesso in una tecnologia sul viale del tramonto. Meglio piuttosto investire sulle rinnovabili. In Danimarca l’industria dell’eolico è diventata la prima del paese.
Impatto ambientale: le centrali nucleari hanno bisogno di enormi quantià di acqua per il raffreddamento. “Stime indicano che in Francia il 40% di tutta l’acqua consumata è usata nelle centrali atomiche“. In Italia di acqua ce n’è sempre meno dovunque ed un uso massiccio per raffreddare i reattori nucleari farebbe tra l’altro lievitare i costi delle bollette dell’acqua perchè il prezzo seguirebbe la domanda. Poi l’acqua di raffreddamento è acqua calda che non si può riusare, per esempio per il teleriscaldamento perchè nessuno vuole nei termosifoni di casa acqua proveniente dalla centrale nucleare. Inoltre considerato il rendimento termodinamico della centrale, solo il 35-40% dell’energia prodotta viene convertita in elettricità, il resto (60-65%) deve essere smaltito con l’acqua di raffreddamento che raggiunge temperature talmente alte da alterare gli ecosistemi fluviali e lacustri. Si causa quindi un inquinamento termico. Per fare un esempio “un impianto da 1000 Megawatt (Caorso era da 830 Megawatt) richiederebbe per il raffreddamento quasi un terzo dell’acqua che scorre nel Po a Torino”. E’ una quantità enorme di acqua quella che serve.
Per approfondimenti:
INTERVISTA A ANGELO BARACCA: «LA FRANCIA IMPORTA PIÙ PETROLIO DI NOI IL NUCLEARE NON SERVE»
Rubbia: la prima grande centrale a solare termodinamico