Scritto da Martina Di Gianfelice
Il ddl sulle intercettazioni, fortemente voluto da Berlusconi per ovvi motivi, prevede che si possa intercettare per i reati puniti con pene superiori a 5 anni.
Ma in realtà non sarà così, infatti i Berlusconi’s angels Alfano e Ghedini hanno messo in atto alcuni meccanismi ad incastro, che creeranno l’effetto di rendere inutili ed inutilizzabili le intercettazioni.La disposizione delle intercettazioni spetterà ad un collegio di 3 giudici, purtroppo Alfano non si è informato delle condizioni dei tribunali italiani e non sa che in Italia c’è carenza di organico in Magistratura. Infatti, in Italia ci sono 10 mila magistrati e i piccoli tribunali dispongono solitamente di un organico di 20 giudici. In ogni tribunale tutti i ruoli devono essere ricoperti per permettere il funzionamento del processo (Pubblico Ministero, giudici civili e penali, quindi Gip, Gup e 3 giudici del Riesame e i giudici in composizione monocratica e collegiale). Ogni magistrato puo’ assumere solo una funzione nel processo, se ci vogliono 3 giudici per autorizzare l’intercettazione, significa che, a causa della mancanza di un organico sufficiente, gli stessi giudici saranno costretti a ricoprire altri incarichi nello stesso processo, diventando incompatibili e quindi oggetto di ricusazione (sostituzione del giudice) da parte dell’imputato, che sarà quindi in grado di paralizzare il processo e di conseguenza il sistema delle intercettazioni.
La durata delle intercettazioni, che con la precedente legge era decisa dal Gip in base agli sviluppi dell’indagine, sarà di 45 giorni, con prevista proroga di 60 giorni (eccetto per mafia e terrorismo). Si potrà intercettare solo per due mesi, per una sorta di accordo a tavolino tra delinquenti e governanti, in cui chi vince non è certamente lo Stato, ma la criminalità, che potrà decidere le strategie d’attacco grazie alla preventiva resa dopo 60 giorni dello Stato.
Le intercettazioni ambientali saranno possibili solo in luoghi in cui c’è fondato sospetto che si commettano reati. Ma puo’ esserci fondato sospetto, se è proprio attraverso le intercettazioni che l’autorità giudiziaria mira a scoprire i colpevoli di eventuali reati? Per esempio, per catturare Bernardo Provenzano e capire dove si nascondeva, si è provveduto ad intercettare l’utenza riconducibile all’abitazione della moglie e dei figli del boss mafioso corleonese. La casa della famiglia di Provenzano, per il ddl che si apprestano a confezionare, non puo’ essere sottoposta ad intercettazioni, poichè non c’è il fondato sospetto che all’interno siano commessi reati. Infatti il gruppo Duomo, addetto alla cattura di Provenzano, non ha intercettato casa Provenzano per identificarvi un eventuale reato, ma per scoprire se la famiglia aveva contatti con il boss mafioso. Inoltre, il gruppo Duomo aveva piazzato telecamere nascoste a Corleone, in modo tale da poter ricostruire il percorso della biancheria (grazie al quale hanno arrestato il boss) da casa Provenzano, alla masseria in cui lui si nascondeva e non mi risulta che sia un reato trasportare biancheria; quindi manca il “fondato sospetto che nel luogo intercettato si commettano reati”.
L’esempio Provenzano puo’ essere utilizzato anche come contestazione di un altro punto del ddl, ovvero si potrà intercettare solo se sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico della persona da sottoporre ad intercettazione. Nel caso di Provenzano le persone intercettate non erano nemmeno, all’epoca, indagate; quando avviene un sequestro di persona le persone intercettate sono i familiari e non perchè siano sospettati di aver sequestrato il proprio caro, ma perchè si spera che i malviventi si mettano in contatto con la famiglia della vittima. Infatti, la legge consente di intercettare persone non indagate, ma forse Alfano non lo sa e quindi si erge a difensore della privacy degli italiani; secondo i calcoli empirici del Genio giuridico (dichiarazioni fatte in Commissione Giustizia alla Camera), i connazionali intercettati sono la gran parte, 30 milioni, perchè i decreti di autorizzazione ad intercettare sono 125 mila, arrivando a supporre che ci sono 125 mila intercettati, mentre i decreti non corrispondono alle persone intercettate, ma alle utenze, ma Alfano non lo sa. La domanda sorge spontanea: com’è arrivato da 125 mila a 30 milioni? Mistero! Comunque i magistrati, quindi gli addetti ai lavori, ci fanno sapere che le intercettazioni sono 75 mila, secondo calcoli scientifici (non 125 mila come dice “l’empirico”) e se si calcola che numerose utenze sottoposte ad intercettazioni, risultano spesso appartenenti ad una sola persona, le intercettazioni sono solo 20 mila su quasi 60 milioni di italiani. Il Ministro ha delirato anche sui costi delle intercettazioni, affermando che costano il 33% del bilancio della giustizia ogni anno, mentre invece è il 2,9%, perchè essendo 7 miliardi e mezzo il bilancio della giustizia e 225 milioni il costo delle intercettazioni dell’anno scorso, non è il 33%, ma il 2,9%!
I giornalisti non potranno più pubblicare in modo “parziale o per riassunto, o nel relativo contenuto, atti di indagine preliminare, nonchè quanto acquisito al fascicolo del pm o del difensore, anche se non sussiste più il segreto”, fino al processo. Questo significa che l’opinione pubblica non potrà sapere, sarà abolito il diritto di cronaca ad informare e anche quello del cittadino ad essere informato. Questa legge mira a distruggere quel poco di informazione che ci è rimasto e ad annientare quei, sempre più rari, giornalisti che fanno il proprio lavoro onestamente e con grande passione; gli vietano di pubblicare atti pubblici, quindi non più coperti da segreto, non vogliono farci sapere quello che succede, non vogliono che il popolo italiano sia in grado di crearsi una coscienza critica. Dobbiamo opporci a questa ennesima degenerazione del nostro Paese in una dittatura, voluta dalla nostra classe dirigente. Noi vogliamo la libertà, la libertà di poter vivere nel nostro Paese e di non dover andare all’estero per provare a costruirci un futuro. Inoltre, i giornalisti rischieranno l’arresto fino ad un anno e l’ammenda di 10 mila euro, con multe anche per gli editori in caso di pubblicazione e anche in caso di rivelazione dei nomi dei magistrati che si occupano dell’inchiesta è previsto il carcere. Oggi i Falcone ed i Borsellino non esisterebbero, perchè nessun giornale potrebbe nominarli in merito alle inchieste da loro condotte. Insomma, arrestateci tutti!
p.s. Per trasparenza, ci tengo a dire, che i dati citati nell’articolo sono presi dal Passaparola di Marco Travaglio (e verificati) e dalla “relazione” in Commissione Giustizia alla Camera di Alfano sullo stato delle intercettazioni in Italia (dati falsi).
Mi sono limitata a rimettere insieme i pezzi di cose già dette da pochi e bravi giornalisti, per ricordare che questo disegno di legge, sta passando senza che i mezzi di comunicazione, con rare eccezioni, dicano niente. E allora siamo noi che non possiamo e non dobbiamo tacere, mentre ci tolgono un altro pezzo di libertà!
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