Antimafia Duemila – Business delle armi: numeri da capogiro .
di Aaron Pettinari – 6 aprile 2009
Roma. Sarà tempo di crisi economica, ma se c’è un mercato che non sembra subire rallentamenti è sicuramente quello delle armi.
Grandi movimentazioni di denaro finite nelle casse delle aziende produttrici e delle banche.
I dati elaborati dal ministero dell’Economia parlano chiaro, +222% nel 2008, per un volume d’affari che ha superato quota 4,2 miliardi di euro contro l’1,3 del 2007. Un’ascesa che è stata riscontrata anche nel numero delle esportazioni autorizzate che nell’ultimo anno sono salite a quota 3,7 miliardi di euro rispetto l’1,2 dell’anno precedente. Sono questi i numeri inseriti nel documento dell’ufficio per la prevenzione dei reati finanziari del dipartimento del Tesoro che è stato inviato nei giorni scorsi alla Presidenza del Consiglio.
A monte dell’incremento del volume d’affari, secondo i dati del Mef, c’è da registrare l’aumento delle autorizzazioni concesse nel 2008 agli istituti bancari per le transazioni economiche: 1612 contro le 880 del 2007.
Palazzo Chigi ha già fatto sapere di essere molto soddisfatta sottolineando che «l’industria italiana per la difesa ha, quindi, consolidato e incrementato la propria presenza sul mercato globale dei materiali per la sicurezza e difesa».
Partner principali negli affari sono paesi membri dell’ Ue e dell’Osce (per il 63,6%), ma anche l’Asia (19%), il Medioriente (4,3%) e l’Africa (circa il 4%). Fra i paesi extra Ue, maggiori destinatari delle armi prodotte, ci sono la Turchia, la Libia e l’Algeria, immediatamente seguite dalla Nigeria, dal Kuwait, dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi e dal Venezuela.
Fra le aziende che volano nelle transazioni c’è la Agusta (costola di Finmeccanica) che copre da sola il 37,2% del mercato. Un aumento giustificato dagli accordi con la Turchia per l’acquisizione di elicotteri da combattimento. Poi c’è la “Fincantieri Cantieri navali italiani” che ha coperto il 7% del mercato italiano degli armamenti e, poco più in basso, la Oto Melara (azienda del consorzio Iveco Fiat-Oto Melara, controllata da Finmeccanica) che produce soprattutto carri armati e mezzi cingolati.
Affari d’oro che hanno visto coinvolte anche le banche con evidenti guadagni per quegli istituti di credito che finanziano l’esportazione. In cima a questa classifica c’è la Bnl (33,8%), entrata nell’universo della Bnp Paribas. Stabile la Deutsche Bank (14,03%) seguita dalla Societe Generale, la seconda banca francese la nona in Europa per capitalizzazione, con l’11,4%. Segnalate nel rapporto anche le quote di mercato coperte da Intesa San Paolo (4,79%), Banco di Brescia (4,7%) Citybank (3,7%) e Cassa di Risparmio di La Spezia (2,36%).
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