Archivi del giorno: 8 aprile 2009

Antimafia Duemila – Ex compagna boss, Mauro De Mauro ucciso per caso Enrico Mattei

Antimafia Duemila – Ex compagna boss, Mauro De Mauro ucciso per caso Enrico Mattei.

Il giornalista Mauro De Mauro, scomparso il 16 settembre del 1970, sarebbe stato sequestrato e ucciso perché aveva scoperto la verità sull’attentato in cui perse la vita l’ex presidente dell’Eni Enrico Mattei.
Il movente dell’omicidio del cronista è emerso dalla deposizione di Italia Amato, ex compagna del boss catanese Francesco Mangion, che ha deposto davanti ai giudici della corte d’assise di Palermo che per l’omicidio De Mauro processano il capomafia Totò Riina. La donna ha riferito di avere saputo dall’ex convivente che il giornalista venne sequestrato e interrogato da mafiosi catanesi e palermitani. “Volevano sapere – ha detto – se avesse raccontato a qualcun altro ciò che aveva scoperto su Mattei”. Quando, dopo avere saputo del rapimento, Amato, “impietosita”, chiese a Mangion che fine avesse fatto De Mauro, lui gli avrebbe risposto “a quest’ora è già sotto terra”. La testimone avrebbe partecipato anche direttamente ad alcune riunioni tra mafiosi e ha riferito che ad una di queste sarebbe stato presente, oltre al boss Stefano Bontade, un ex questore di Trapani.

Antimafia Duemila – Il capitalismo globalizzato: dal dollaro al tunnel

Antimafia Duemila – Il capitalismo globalizzato: dal dollaro al tunnel.

…Non a caso i cinesi hanno messo sul tavolo, prima di Londra, la “sacrilega” questione se il dollaro possa ancora essere, da solo, la moneta di riserva mondiale. Ma potrà Obama mettere in discussione il pilastro su cui si è retto il potere imperiale?
Una gigantesca frattura si è aperta tra l’America e il resto del mondo. E, nove anni dopo il suo inizio trionfale, si vede ora con chiarezza che non sarà un “secolo americano”. Cosa sarà non lo sa nessuno, perché nessuno ha la ricetta per salvarlo senza tragedie. Londra lo ha dimostrato.

La crisi che si è aperta non finirà domani, e nemmeno dopodomani. Ci aspettano lunghi anni di travaglio. E all’uscita dal tunnel si presenteranno, a riscuotere il conto, i limiti che ora appena si affacciano e di cui tutti preferiscono non parlare: limiti energetici, limiti climatici, limiti degli scarti, limite dell’acqua.
Ci dicono una semplice cosa: crescere, con i sistemi che ci siamo lasciati alle spalle, sarà impossibile.

Antimafia Duemila – Business delle armi: numeri da capogiro


Antimafia Duemila – Business delle armi: numeri da capogiro .

di Aaron Pettinari – 6 aprile 2009

Roma. Sarà tempo di crisi economica, ma se c’è un mercato che non sembra subire rallentamenti è sicuramente quello delle armi.
Grandi movimentazioni di denaro finite nelle casse delle aziende produttrici e delle banche.
I dati elaborati dal ministero dell’Economia parlano chiaro, +222% nel 2008, per un volume d’affari che ha superato quota 4,2 miliardi di euro contro l’1,3 del 2007. Un’ascesa che è stata riscontrata anche nel numero delle esportazioni autorizzate che nell’ultimo anno sono salite a quota 3,7 miliardi di euro rispetto l’1,2 dell’anno precedente. Sono questi i numeri inseriti nel documento dell’ufficio per la prevenzione dei reati finanziari  del  dipartimento del Tesoro che è stato inviato nei giorni scorsi alla Presidenza del Consiglio.
A monte dell’incremento del volume d’affari, secondo i dati del Mef, c’è da registrare l’aumento delle autorizzazioni concesse nel 2008 agli istituti bancari per le transazioni economiche: 1612 contro le 880 del 2007. 
Palazzo Chigi ha già fatto sapere di essere molto soddisfatta sottolineando che «l’industria italiana per la difesa ha, quindi, consolidato e incrementato la propria presenza sul mercato globale dei materiali per la sicurezza e difesa». 
Partner principali negli affari sono paesi membri dell’ Ue e dell’Osce (per il 63,6%), ma anche l’Asia (19%), il Medioriente (4,3%) e l’Africa (circa il 4%). Fra i paesi extra Ue, maggiori destinatari delle armi prodotte, ci sono la Turchia, la Libia e l’Algeria, immediatamente seguite dalla Nigeria, dal Kuwait, dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi e dal Venezuela. 
Fra le aziende che volano nelle transazioni c’è la Agusta (costola di Finmeccanica) che copre da sola il 37,2% del mercato. Un aumento giustificato dagli accordi con la Turchia per l’acquisizione di elicotteri da combattimento. Poi c’è la “Fincantieri Cantieri navali italiani” che ha coperto il 7% del mercato italiano degli armamenti e, poco più in basso, la  Oto Melara (azienda del consorzio Iveco Fiat-Oto Melara, controllata da Finmeccanica) che produce soprattutto carri armati e mezzi cingolati.  
Affari d’oro che hanno visto coinvolte anche le banche con evidenti guadagni per quegli istituti di credito che finanziano l’esportazione. In cima a questa classifica c’è la Bnl (33,8%), entrata nell’universo della Bnp Paribas. Stabile la Deutsche Bank (14,03%) seguita dalla Societe Generale, la seconda banca francese la nona in Europa per capitalizzazione, con l’11,4%. Segnalate nel rapporto anche le quote di mercato coperte da Intesa San Paolo (4,79%), Banco di Brescia (4,7%) Citybank (3,7%) e Cassa di Risparmio di La Spezia (2,36%).

Allarmante riscaldamento dell’antartide

Da http://www.antimafiaduemila.com/index.php?option=com_content&task=view&id=14628&Itemid=48:

di Gennaro Carotenuto – 7 aprile 2009

L’estate australe che si è appena conclusa è stata forse il punto di non ritorno per l’Antartide. Le foto dal satellite testimoniano che la piattaforma di Wilkins, un’enorme distesa di ghiaccio di 14.000 chilometri quadrati (più della regione Campania), è collassata e va alla deriva proprio sotto la Terra del Fuoco, il territorio più meridionale dell’America e del mondo, dove però si prevede che non arriverà mai sciogliendosi molto prima a causa del riscaldamento climatico.
Quella di Wilkins è di gran lunga la più gigantesca piattaforma di ghiaccio che si sia mai separata dal sesto continente. Poco più a nord di questa è scomparsa, completamente disintegrata, un’altra banchisa, Wordie, di 1.500 chilometri quadrati che solo fino a pochi anni fa era saldamente ancorata alla terra ferma australe. Prima di oggi la più grande ad essersi staccata era stata nel 2002 l’iceberg noto come Larsen B. Questo, grande appena un quinto di Wilkins, era rimasto inalterato per circa 12.000 anni prima di collassare e disintegrarsi in pochi giorni.
Secondo gli osservatori dell’ESA, l’ente spaziale europeo, Wilkins, anch’essa immobile e ancorata sotto la Terra del Fuoco vicino alla penisola antartica (Terra di O’Higgins come si conosce in Cile) per migliaia di anni, avrebbe iniziato il suo distacco nel 1990. Tra febbraio e giugno del 2008 Wilkins aveva già perso due frammenti da 400 e 1.500 km quadrati, passando da 16.000 a 14.000 km quadrati di dimensione e restando ancorato al continente attraverso poche lingue di ghiaccio che la fissavano alle isole Latady e Charcot. L’ultimo ponte si sarebbe inabissato lo scorso 31 marzo lasciando alla deriva l’enorme distesa di ghiaccio in movimento verso Nord.
La morte di Wilkins non può fare rumore ma è un segnale sinistro per la salute non solo di un continente disabitato ma di un intero pianeta nel quale l’emisfero australe subisce le conseguenze del disastro climatico provocato dal Nord del mondo. Negli ultimi 50 anni la temperatura media dell’Antartide è infatti cresciuta di ben 2.5 gradi, un valore molto al di sopra della media degli altri continenti. In Antartide continueranno a risiedere pochi ricercatori scientifici e ad affacciarsi sempre più numerosi i turisti danarosi in grado di comprare i carissimi pacchetti che portano oltre lo stretto di Magellano all’estremo sud del mondo, ma ben più di una campana a morto è suonata con Wilkins e ignorarlo sarebbe suicida.