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INTERNET. I mandanti esterni della strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 nella quale è stato ucciso il magistrato Paolo Borsellino con i ragazzi della scorta, restano ancora occulti.
Il fratello del giudice ucciso, Salvatore Borsellino, dopo anni di silenzio, è tornato a parlare, anzi ad urlare la sua «rrabbia» attraverso il web e le piazze.
Parla, ormai da 6 anni, davanti ai giovani nelle scuole di tutta Italia.
Usa la Rete per combattere l’oscurantismo dei media.
Ha un sito pieno zeppo di documenti inediti che fanno luce sui misteri irrisolti della strage di via D’Amelio.
Le sue parole, la sua voce, la commozione che trapela nelle parole indignate, trasformano ogni incontro con lui in un momento speciale, irripetibile e sconvolgente.
Nessuna retorica, nessuna frase di commiato.
Semplicemente una raffica di informazioni circostanziate da lasciare senza fiato.
Dietro c’è solo la forte volontà di fornire prove e documenti -di cui nessuno parla- a sostegno della propria tesi: «quella strage fu una strage di Stato, la mafia era solo l’esecutrice».
I mandanti occulti, le indagini non eseguite a dovere, l’occultazione delle prove sono il tormento di Salvatore Borsellino.

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