Nel nostro Paese, da diverso tempo ormai, è in scena uno spettacolo desolante che avvilisce, che stanca, che sfibra.
Una commedia delle parti i cui recitanti, motivati da interessi personali, calcano la scena con una disinvoltura degna del miglior teatrante. Mai in un paese democratico si è arrivati a tanto; mai in un paese democratico il sapere, la conoscenza, il diritto naturale di essere informati è stato messo in discussione. Invero, in Italia sta succedendo il contrario: un maxiemendamento sulle intercettazioni è stato approvato con la fiducia dal Senato e presto sarà esaminato dalla Camera.
Qualcuno ha voluto chiamare queste nuove norme sull’intercettazione legge bavaglio, invece io vorrei essere di parere opposto e le definirei legge canaglia, giacché nel maxiemendamento colgo palesemente interessi di parte, i cui beneficiari saranno di certo i disonesti, gli occulti affaristi, i furbetti del quartiere, lenoni, stupratori, ladri, assassini e (perché no?!), Dulcis in fundo, le organizzazioni mafiose.
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Ma, con queste ultime potrebbe trattarsi di una cambiale firmata illo tempore e che adesso è giunta l’ora che sia messa all’incasso: la mafia non dimentica e, quantunque sia trascorso del tempo, chiede il rispetto degli accordi, verosimilmente intervenuti.
Entro nel merito del maxiemendamento.
Non condivido affatto la locuzione “per riassunto” circa la possibilità di pubblicare atti non più secretati. Come non condivido che i testi delle intercettazioni non debbano essere pubblicati se non a conclusione del dibattimento. Sono, invece, d’accordo sul divieto di pubblicare nomi e contenuti di telefonate non costituenti fatti di natura penale.
Naturalmente, sono particolarmente adirato sulle pene previste per i giornalisti ed editori, mentre le inasprirei nei confronti degli infedeli, appartenenti alle Istituzioni. E’ il caso di affermare che nel nostro Paese, quindi, andrà in scena il “Silenzio dei disonesti”.
Ed io, da questo blog, invito poliziotti, carabinieri e finanzieri addetti alle investigazioni ad effettuare uno sciopero bianco, ovvero non inoltrare più richieste di intercettazione. Se lo scopo della nuova normativa è di non scoprire gli altarini, perché di questo si tratta, tanto vale aspettare il 27 comodamente in poltrona.
Poi se si scopre che qualcuno ha una casa intestata e non sa chi l’ha pagata, poco importa. L’essenziale è vivere tutti felici e appassionatamente all’insegna dell’amore e degli affari illeciti o di pretendere la soppressione di programmi televisivi.
Il limite temporale dei 75 giorni dell’intercettazione telefonica, prorogabile di tre giorni in tre giorni, motivando la richiesta di proroga, mi fa sorridere. Un’altra bella trovata è il limite temporale di tre giorni, anche qui prorogabili di tre in tre, negli ascolti ambientali. Vorrei vedere in faccia il solone che ha avuto questa brillante idea: di certo è uno che non ha mai fatto né un’intercettazione telefonica né ambientale e soprattutto non capisce un tubo di investigazioni.
Per i Magistrati invece è previsto un cappio permanente: guai a farsi intervistare o rilasciare dichiarazioni sul processo o pubblicare i loro nomi e le loro foto facendo riferimento ai provvedimenti affidati per la trattazione: potrebbero essere esonerati dall’indagine
Nel maxiemendamento c’è anche un comma per scoraggiare le novelle D’Addario di registrare fraudolentemente conversazioni o effettuare riprese a cui partecipa. In buona sostanza ci sarà la pax silente per gli “utilizzatori finali”.
Infine, non capisco la “corsia preferenziale” riservata al clero. Perché il pm dovrà avvertire il vescovo della diocesi da cui dipende il prete, circa le indagini poste in essere a suo carico?
Anche questo regalo, al pari di quello che si sta facendo alla mafia, fa parte di una cambiale firmata in bianco?
Pippo Giordano da Blogsicilia.it