Archivi del giorno: 16 agosto 2010

La mafia che gocciola dai polsini del Re

Fonte: La mafia che gocciola dai polsini del Re.

La notizia dei 100 milioni versati da Silvio Berlusconi alla mafia secondo il foglio dattiloscritto e controfirmato da Vito Ciancimino secondo quanto scritto da Felice Cavallaro sul Corriere della Sera sarebbe una notizia solo in un Paese con la memoria andata in prescrizione dove un Governo ricattabile gioca a confondere i fatti con le opinioni, e a curare il cancro delle mafie con i cerotti. Quindi è una notizia.

Eppure, nell’Italia dell’informazione trasformata in vassoio per raccogliere le bave del re, l’ultima rivelazione di Massimo Ciancimino (e, per la prima volta, di sua madre Epifania Scardino) è passata come una brezza di ferragosto perfettamente inscatolata tra i “complotti” e le “invenzioni” che sono la ciclica difesa del fedele Ghedini a tutela servile del premier. Non importa nemmeno che l’anziana moglie di Don Vito dica «Si, mio marito incontrava negli anni Settanta Berlusconi a Milano… Ma alla fine si sentì tradito dal Cavaliere…». Eppure di un assegno di 25 milioni dato dal Cavaliere ai Ciancimino se ne parla ormai da sei anni, dopo un’intercettazione in cui il figlio Massimo parla della regalìa berlusconiana alla sorella dichiarando di avere ricevuto quei soldi direttamente dalle mani di Pino Lipari. Sarebbe una notizia, in un Paese normale. In questo ferragosto di battibecchi e divorzi è diventata invece una voce di corridoio.

O forse non è una notizia perché la memoria non si è appassita come qualcuno vorrebbe e ci si ricorda che nel processo Dell’Utri si legge che ogni anno arrivavano milioni in regalo direttamente da Arcore. Dichiarazioni di più pentiti ma (poiché il cecchino Feltri ci insegna che solo la “carta canta”) anche ben documentati: durante le indagini negli anni novanta sulla famiglia mafiosa di San Lorenzo infatti si ritrova un appunto nel libro mastro del pizzo che dice “Can 5 5milioni reg”. O forse ci si ricorda perfettamente che i fratelli Graviano furono spediti a Milano a partire dal ’92 dove “avevano contatti importanti” e dove incontrarono più volte anche Marcellino Dell’Utri. Lo dice il pentito Gaspare Spatuzza ma (siccome vi diranno che Spatuzza non è credibile e i pentiti non possono deviare il corso della politica) lo dice anche l’ex funzionario della DC Tullio Cannella, politico per nulla pentito. E ci si ricorda che Gaetano Cinà, uomo d’onore della famiglia di Malaspina (un clan vicinissimo a Provenzano), visitava spesso gli uffici di Milano 2 e l’ex fattore di Arcore Vittorio Mangano sia un condannato mafioso con il tratto per niente eroico della vile omertà.

Nonostante il premier si affanni a scrivere pizzini a Cicchitto in cui gli raccomanda in Aula di parlare di mafia (avendo già altri nel partito che si occupano a parlare “con la mafia”), nonostante anche nel centrosinistra qualcuno insista per scambiare la mafia come sceneggiatura buona per le fiction piuttosto che cancro delle istituzioni, oggi Cosa Nostra può guardare dall’alto i frutti della propria strategia di tensione e poi cooperazione con le istituzioni: tra il ’95 e il 2001 sono state approvate alcune leggi che sono fatti, mica opinioni. Sono state chiuse le carceri di massima sicurezza di Pianosa e dell’Asinara. Con la scusa della privacy si è imposta la distruzione dei tabulati telefonici più vecchi di cinque anni. In modo bipartisan è stata riformata la legge sui collaboratori di giustizia con il risultato di una diminuzione sensibile dei pentiti (calpestando il modello di Falcone e Borsellino). Si è pressoché smantellato il 41 bis e con la riforma del “giusto” processo si è concessa la facoltà di non rispondere, elevando l’omertà ad un (eroico) diritto di stato. Alcuni parlamentari hanno anche provato a parlare di “dissociazione” mafiosa. Il ministro Alfano ha proposto una riforma che consentirebbe alle difese di chiamare in tribunale un numero illimitato di testimoni, per ingolfare ancora meglio la palude dei processi. L’onorevole Gaetano Pecorella ha proposto il ricorso alla Convenzione Europea per la revisione dei processi (guarda caso, idea del vecchio Vito Ciancimino per annullare la sentenza del maxi processo di Palermo). Sempre ricalcando l’idea del vecchio boss Don Vito la Lega propone l’elezione dei giudici. Ad abbattere le difficoltà del riciclaggio ci ha pensato lo “scudo fiscale”.

Cosa dobbiamo aspettare perché sia un diritto (e soprattuto un dovere) raccontare e dire del rapporto adultero tra le mafie e questa Seconda Repubblica? Quando si riuscirà a gridare che il marcio di questo Stato sta uscendo dai polsini dei nostri governanti?

Mafia é mafia. Senza sinonimi, senza moderazioni.

Giulio Cavalli
da: www.giuliocavalli.net

Gli elettori dei Ladri – Passaparola – Voglio Scendere

Fonte: Gli elettori dei Ladri – Passaparola – Voglio Scendere.

Buongiorno a tutti, si avvicina la ripresa delle attività, questo è il penultimo Passaparola registrato prima delle vacanze, credo che questi Passaparola così un po’ a volo pindarico ci aiutino a guardare un po’ più dall’alto la nostra realtà e magari a capire meglio quello che succede.

Tutti i ladri del Presidente

Molto spesso ci sono commentatori che non è che non capiscono quello che succede, fanno finta di non capire quello che succede, pensate soltanto a quanta ipocrisia intorno alle leggi vergogna, quanti paraculi ci hanno raccontato che le leggi vergogna con qualche aggiustamento, con qualche emendamento possono funzionare e quanti altri dicono: ma perché Berlusconi continua a occuparsi di queste faccende, della giustizia quando c’è un paese in crisi profonda, non si sa quante imprese riapriranno i battenti dopo l’estate, quanta gente perderà ancora il lavoro, quanto crollerà ancora il reddito degli italiani e lui si occupa soltanto di queste cose?

Ma è il suo dovere, la sua missione, è entrato in politica per quello, non è mica entrato in politica per risolvere gli affari nostri, è entrato in politica per risolvere gli affari suoi, non solo suoi, ma di un’intera classe dirigente cresciuta e selezionata in questi anni a sua immagine e somiglianza o da lui o comunque secondo criteri simili ai suoi che ha un disperato bisogno di leggi per impedire i processi, le indagini, le intercettazioni, la libertà di stampa, perché? Perché hanno una tale montagna di merda da nascondere che se venisse fuori in aule di giustizia o sugli organi di informazione, non potrebbero più restare nei posti dove sono. Qualche tempo fa per il fatto mi sono divertito proprio a fare una specie di lista della spesa della nostra classe dirigente, di quelli che sono nelle posizioni di vertice, ci si rende conto che è sembra il museo Lombroso di Torino, dove ci sono questi cranietti in forma Aldeide, facce e crani che costituiscono reati soltanto a vederli, anche senza sapere cosa hanno fatto, andiamo a vedere un po’ quelli che comandano in Italia come sono messi e poi capiremo, secondo me molto meglio, perché fino a quando non verrà giù tutto questo sistema, questa classe dirigente, il Parlamento non potrà fare altro che occuparsi di bloccare continuamente iniziative della Magistratura e quel pochissimo che resta della libertà di stampa, intanto abbiamo il Presidente del Consiglio che sappiamo che razza di personaggino è, la sfangata in una quindicina di processi, ora per amnistia, ora per prescrizione del reato spesso propiziata dalla legge ex Cirielli che aveva fatto lui, per avere depenalizzato il suo reato di falso in bilancio, per insufficienza di prove, quasi mai perché è stato ritenuto innocente e in più ha dei processi in corso, ne ha tre a Milano, Mediaset e Media Trade per appropriazione indebita, falso in bilancio e evasione a fiscale, poi ne ha uno a Milano per corruzione in atti giudiziari, il processo Mills, quest’ultimo è già stato ritenuto colpevole fino in Cassazione, reato alla fine prescritto, Berlusconi non ha ancora avuto la prescrizione perché i tempi per lui sono stati congelati nell’anno e mezzo in cui il processo è rimasto sospeso per il lodo Alfano e poi è stato di nuovo bloccato per illegittimo impedimento, quindi tutto questo tempo morto viene calcolato e aggiunto al termine di prescrizione che ordinariamente sarebbe scaduto nel novembre dell’anno scorso.

Poi c’è l’inchiesta di Trani trasferita in parte a Roma, dove Berlusconi è indagato per minacce a organo dello Stato, all’AgCom per ottenere la multa che avrebbe dato alla RAI il pretesto di chiudere Annozero. Il suo braccio destro, Previti, è un pregiudicato, 7 anni e mezzo di galera definitivi per corruzione giudiziaria, quindi è stato addirittura espulso dal Parlamento, non ci può più rientrare, interdizione perpetua dai pubblici uffici, il suo braccio sinistro, il Marcello Dell’Utri è stato condannato anche in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva già una condanna definitiva a 2 anni e tre mesi per frode fiscale, false fatture cumulate con alcuni patteggiamenti per falso in bilancio per la gestione allegra di Publitalia e le ruberie sui fondi neri di Publitalia, ha un processo in appello che ha bloccato in extremis questa estate con una richiesta di trasferimento di dimissione a altra sede per legittimo sospetto in base alla legge Cirami, una di quelle leggi che il centro-sinistra doveva abolire secondo quello che aveva raccontato, in realtà lasciato in vigore e Dell’Utri l’ha utilizzata per allontanare il momento della sentenza che è abbastanza imminente e quello è il processo dove Dell’Utri è accusato di avere organizzato un complotto di falsi pentiti per calunniare i veri pentiti che sono quelli che accusano lui, ma accusano anche i capimafia in base a quei pentiti sono stati condannati tutti i capi della cupola, non è che sono altri i pentiti e poi ha un altro processo per estorsione mafiosa a Milano, ne abbiamo parlato qualche mese fa, è quello dove Dell’Utri è accusato di fare fatto minacciare dal Boss di Trapani Virga, un imprenditore, Garraffa dal quale Dell’Utri pretendeva in nero 750 milioni di lire come ritorno della metà del valore di una sponsorizzazione che Publitalia aveva procacciato alla squadra di pallacanestro di questo Garraffa, la pallacanestro Trapani. Anche Dell’Utri è ben messo anche perché poi è pure indagato per lo scandalo dell’eolico e della P3. Il coordinatore del partito, uno dei 3 coordinatori nazionali, quello più importante, Denis Verdini è indagato per corruzione nello scandalo dell’eolico e è anche indagato per violazione della legge Anselmi, per avere ricostituito un’associazione segreta e una nuova P2, la P3 insieme a Carboni e a quegli altri galantuomini.

Il vicecoordinatore nazionale Giancarlo Abelli, di Milano, ciellino, ex democristiano già beccato per strane consulente non fatturate ai tempi dello scandalo del Prof. Poggi Longostrevi, è stato di nuovo beccato recentemente nell’inchiesta sulla’‘ndrangheta a Milano, quella del blitz con cui Ilda Boccassini ha fatto arrestare circa 300 ‘ndranghetisti legati a vari uomini politici che volevano mettere le mani su Expo 2015 a Milano e è risultato dalle carte che questo gentiluomo aveva preso voti da alcuni di questi signori. Poi ci sono i Ministri, il Ministro Matteoli è sotto processo per favoreggiamento con l’accusa di avere avvertito l’ex Prefetto di Livorno che c’erano intercettazioni su di lui in un’indagine sugli abusi edilizi all’Isola d’Elba, processo che è stato bloccato dal Parlamento con ogni sorta di artifizi, ho raccontato tutto nel dettaglio nel libro “Ad personam” e poi c’è Fitto, Raffaele Fitto, l’ex governatore della Puglia che è stato rinviato a giudizio, credo già due volte, oppure una in udienza preliminare e l’altra già approdata a rinvio a giudizio per vicende di corruzione, associazione a delinquere, finanziamento illecito, tangenti provenienti, secondo l’accusa dalla famiglia Angelucci, dai re delle cliniche editori di Libero e del Riformista a spese dei contribuenti ovviamente. Poi ci sono altri due Ministri che sono addirittura pregiudicati Maroni lo sappiamo tutti, la leggendaria condanna per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale per avere picchiato dei poliziotti durante la perquisizione a Via Bellerio e Bossi pregiudicato sia per la maxi tangente Enimont, 200 milioni da Carlo Sama e poi finanziamento illecito e poi per istigazione a delinquere per avere detto che bisognava andare a prendere quelli di Alleanza Nazionale casa per casa e fare giustizia e poi altre cose minori come le indagini di Verona sulla costituzione di una banda armata come le Camicie Verdi.

Poi abbiamo i sottosegretari Gianni Letta indagato, salvo notizie contrarie che finora non sono arrivate, però a Lagonegro per lo scandalo degli appalti per il catering dei centri di raccolta per profughi stranieri, Bertolaso indagato per corruzione nello scandalo della protezione civile e degli appalti del G8, Brancher imputato a Milano per i soldi, circa 300 mila Euro che gli avrebbe dato Fiorani per costruire una lobby favorevole al Governatore Fazio e a tutti i furbetti del quartierino, Cosentino e basta la parola, c’è un mandato di cattura che pende sul suo capo ormai da 8/9 mesi per concorso esterno in associazione camorristica, 8 collaboratori del clan dei Casalesi lo indicano come il referente politico di Gomorra.

Il viceMinistro della Giustizia Caliendo, anche lui indagato per la storia della P3, non a caso relatore della norma sulle intercettazioni telefoniche, ex magistrato, anzi forse magistrato in aspettativa, questo meraviglioso governo gode della fiducia e l’ha già ottenuta una trentina di volte in due anni, di un Parlamento che gli somiglia perché il Parlamento italiano conta 24 pregiudicati, salvo errori o omissioni e 90 tra imputati, condannati in primo e secondo grado, prescritti etc.. Anche al Parlamento europeo abbiamo un’eccellente rappresentanza perché abbiamo pregiudicati per finanziamento illecito come Patriciello, di nuovo imputato per storie di malaffare in Molise, Borghezio condannato definitivamente per incendio doloso e Bonsignore condannato per tentata corruzione e poi abbiamo indagati tipo Mastella per quelle belle cose che faceva insieme alla moglie nella sanità e nei posti pubblici della Campania.

Molti sindaci anche sono indagati è il federalismo penale, molti sindaci e molti governatori, la Moratti è indagata per abuso d’ufficio per le consulenze facili concesse al Comune di Milano, è indagata per lo smog e per lo smog a Milano è indagato anche il governatore Formigoni, poi ci sono i sindaci leghisti condannati per razzismo come Tosi definitivamente e Gentilini in primo grado, poi c’è il Sindaco di Salerno, De Luca, ha una sfilza di pendenze, è stato salvato dalla prescrizione nel processo per smaltimento abusivo di rifiuti dopo avere promesso solennemente in cambio della sua candidatura a governatore della Campania che avrebbe rinunciato alla prescrizione, l’ha incassata questa estate e l’ha portata a casa in appello, in primo grado era stato condannato e poi è ancora imputato in due dibattimenti per associazione per delinquere, concussione, truffa, falso e altre simpatiche accuse. Poi c’è Cammarata Diego, il sindaco di Palermo di nuovo piena di immondizia da fare schifo, Cammarata è indagato per abuso d’ufficio. Poi ci sono i governatori, ne abbiamo 6 su 20 indagati, quindi una bella media anche tra di loro, Formigoni l’ho detto, poi c’è Raffaele Lombardo il governatore della Sicilia che è indagato per mafia a Catania e per abuso d’ufficio, poi per avere messo in piedi un ufficio stampa che sembra l’esercito americano tanto è nutrito, tanto paghiamo noi! Scopelliti, il neogovernatore della Calabria era già imputato prima di essere eletto per omissione in atti di ufficio e recentemente è stato beccato a cena con un boss della’‘ ndrangheta . Poi c’è De Filippo il governatore della Basilicata che è ancora indagato per favoreggiamento in un’indagine aperta a Potenza da Woodcock, poi c’è Iorio il governatore del Molise che è indagato per concussione e abuso, poi ci sono gli ex governatori e qui non finiremmo più, abbiamo Del Turco imputato per corruzione in udienza preliminare, abbiamo Cuffaro condannato in appello a 7 anni per favoreggiamento mafioso e adesso è di nuovo udienza preliminare per l’altro processo per concorso esterno in associazione mafiosa, dove i PM hanno addirittura chiesto di condannarlo a 10 anni.

Politica, economia, giornalismo e Chiesa nel Paese di Berlusconi

I vertici della protezione civile sappiamo come sono messi, sono tutti tra l’ora d’aria e i domiciliari, c’è pure un cardinale indagato, il Cardinale Sepe, Vescovo di Napoli che era il capo della propaganda Fide e gestiva il patrimonio immobiliare sterminato del Vaticano, non tanto per raccogliere soldi per i poveri e le missioni, quanto per fare ogni tanto anche qualche favore a gente tipo Lunardi, Bertolaso, Bruno Vespa è un suo inquilino affezionatissimo.E abbiamo anche insigni gentiluomini di Sua Santità come Balducci arrestati e indagati, per i monarchici abbiamo l’erede al trono imputato, Vittorio Emanuele si era detto: ah l’hanno arrestato quei pazzi Woodcock, quelli Potenza, finirà tutto nel nulla, l’inchiesta è passata a Roma e persino Roma, la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio per associazione per delinquere finalizzata a vari traffici nel mondo del slot machine, proprio una cosa da principe!

I Presidenti emeriti della Cassazione ne abbiamo due che sono uno meglio dell’altro, uno era Mirabelli quello che telefonava con Pasqualino Lombardi, quello della P3 e l’altro è Antonio Baldassarre che qualche anno fa ha capeggiato una cordata per prendere Alitalia e poi si è scoperto che era una cordata di cartapesta, infatti è indagato per millantato credito.

Governatore della Banca d’Italia, quello attuale non ha problemi, il suo predecessori, Fazio è sotto processo per aggiotaggio delle scalate bancarie sia nel caso Unipol, sia nel caso Fiorani Antonveneta, il Gota di Confindustria è una meraviglia a cominciare dalla Presidente Marcegaglia, la cui ditta di famiglia, quella fondata dal famoso Steno Marcegaglia ha patteggiato come azienda per corruzione nello scandalo dell’Enel power a Milano e per di più il padre è stato di nuovo indagato di recente per smaltimento illegale di rifiuti tossici.

Poi c’è il gruppo FIAT – Agnelli che è sotto processo con i suoi supermanager Grande Stevens e Gabetti a Torino per lo scandalo dell’equity swap, anche lì sono reati finanziari ai danni della borsa, dei risparmiatori, la Telecom di Tronchetti è nei guai sempre di più per lo scandalo della security e dello spionaggio di Tavaroli e poi abbiamo grandi ditte, il riciclaggio miliardario di Fastweb, quello di Finmeccanica, la Parmalat, che ancora è sotto processo insieme a una serie di banche italiane e americano che hanno contribuito al crac, l’Unipol, l’Impregilo , pensate lo scandalo dei rifiuti che coinvolge oltre all’Impregilo anche un altro ex governatore celeberrimo, Bassolino, ce lo eravamo dimenticato, abbiamo Ligresti che passa da condanne a indagini in continuazione, abbiamo Geronzi che ha ancora un bel po’ di processi sia per gli scandali della Cirio, sia della Parmalat, abbiamo le forze dell’ ordine e i servizi di sicurezza in grande spolvero, il Sismi di Pollaro e Pompa è sotto processo a Perugia per i dossier illegali accumulati in quell’ufficietto riservato di Via Nazionale a Roma, il Dis (Centro di coordinamento di tutti i servizi segreti capeggiato da Gianni De Gennaro che è stato appena condannato in appello per istigazione alla falsa testimonianza di un funzionario di polizia che doveva stare zitto, coprire le responsabilità dei vertici della Polizia Municipale nel G8 di Genova del 2001 e per quei pestaggi, per quelle sevizie tra torture alla Diaz e torture alla caserma di Bolzaneto abbiamo ben 73 tra dirigenti e agenti di polizia condannati già in appello, nessuno di questi è stato rimosso, nessuno! Chi vogliono rimuovere? Giocacchino Genchi, quello collabora con le procure, mica va a massacrare la gente in giro, quello sì, è stato sospeso e adesso lo vogliono destituire, è già stato sospeso e lo vogliono destituire.

Poi abbiamo l’ex comandante della Guardia di Finanza, il Generale Roberto Speciale condannato in appello per peculato perché si faceva portare le spigole fresche quando andava in alta montagna, arrivava proprio una spigola aviotrasportata a spese nostre, 18 mesi di reclusione in appello, il Comandante in capo attuale del Ros dei Carabinieri, il Generale Ganzer è stato condannato a 14 anni in primo grado dal Tribunale di Milano per traffico internazionale di droga e anche lui gode della fiducia del governo e del Parlamento e ci mancherebbe, con il governo e il Parlamento che abbiamo volete che non abbiano fiducia di uno condannato in primo grado a 14 anni per traffico di droga, ma è un Marocchino che spaccia erba agli un angoli delle strade, è uno serio, è uno che si è beccato 14 anni in primo grado, massima fiducia, rimane al suo posto, combatte la droga con una condanna per traffico di droga.

Il Ros ha una grossa tradizione, perché l’ex capo del Ros, il Generale Mori è imputato insieme al suo braccio destro il Colonnello Obinu per avere mancato o forse per non avere voluto catturare Provenzano nel 1995, quando ce l’avevano lì pronto in un casolare di Mezzojuso e averlo lasciato scorrazzare per un’altra decina di anni, sapete che Provenzano con il suo Maggiolone verde andava addirittura a trovare Vito Ciancimino a Roma e Ciancimino era agli arresti domiciliari, ma quando arrivava Provenzano si voltavano tutti dall’altra parte.

Infine ci siamo noi, che non commettiamo reati e che dovremmo cominciare a domandarci dove abbiamo sbagliato, perché o abbiamo sbagliato noi o hanno sbagliato loro, il problema è che ci sono molte persone oneste che non commettono reati che poi al momento di andare a votare continuano a votare per i ladri, forse sarebbe il caso di smettere, visto che come dimostrano i dati dell’economia che sono sempre peggiori rispetto a quelli del giorno precedente.

Questo sistema fondato sul malaffare, sul crimine del potere, sulla corruzione e su tutti i contorni, non ci conviene proprio dal punto di vista economico e quindi se conoscete qualcuno che vota per dei ladri, ditegli di smettere, passate parola!

ComeDonChisciotte – BOMBARDARE L’ IRAN

Fonte: ComeDonChisciotte – BOMBARDARE L’ IRAN.

DI WILLIAM BLUM
counterpunch.org/

Se affonderanno porteranno il mondo giù con loro

Se e quando gli Stati Uniti ed Israele bombarderanno l’Iran (il che lo renderebbe il fortunato sesto paese preso di mira da Barack Obama) e questo vecchio triste mondo avrà un nuovo horror show da guardare in televisione, e scopriremo poi che l’Iran in realtà non stava costruendo armi nucleari dopo tutto, i media della corrente predominante e l’ottenebrata mente americana chiederà: “Perché mai non ce lo hanno detto? Volevano che li bombardassimo?”

Queste stesse domande erano state poste nel caso dell’Iraq, dopo la scoperta del fatto che Saddam Hussein in realtà non possedeva alcuna arma di distruzione di massa. Comunque, in realtà, prima dell’invasione statunitense, degli ufficiali iracheni avevano affermato chiaramente, in diverse occasioni, che non possedevano armi di quel tipo. Me lo ha ricordato un recente servizio su Hans Blix, ex ispettore capo delle Nazioni Unite in materia di armi, che condusse una fallimentare caccia alle ADM (ndt. abbreviazione per “armi di distruzione di massa”) in Iraq.

La settimana scorsa ha raccontato, nell’ambito dell’inchiesta britannica sull’invasione del marzo 2003, che si è scoperto che quelli che erano “sicuri al 100 per cento che ci fossero armi di distruzione di massa” in Iraq avevano “meno dello zero per cento di conoscenze” riguardo ai presunti nascondigli delle stesse. Egli ha testimoniato di aver avvertito il primo ministro britannico Tony Blair nell’incontro del febbraio 2003 – così come il segretario di stato USA Condoleezza Rice, in colloqui distinti – riguardo al fatto che Hussein non avrebbe avuto armi di distruzione di massa.(1)

Nell’agosto 2002, il vice primo ministro iracheno Tariq Aziz disse al giornalista Dan Rather sulla CBS: “Noi non possediamo alcuna arma nucleare, né biologica, né chimica.” (2)

In dicembre, Aziz dichiarò a Ted Koppel sulla ABC: “Il fatto è che non abbiamo armi di distruzione di massa. Non abbiamo armamenti chimici, biologici o nucleari.” (3)

Lo stesso Hussein disse a Rather nel febbraio 2003: “Questi missili sono stati distrutti. Non ci sono missili vietati dalle disposizioni delle Nazioni Unite [quanto a portata] in Iraq. Non li abbiamo più qui.” (4)

Inoltre, il Gen. Hussein Kamel, ex capo del programma di armi segrete dell’Iraq, e genero di Saddam Hussein, raccontò alle Nazioni Unite nel 1995 che l’Iraq aveva distrutto i missili vietati e le armi chimiche e biologiche appena dopo la Guerra del Golfo. (5)

Ci sono anche altri esempi di ufficiali iracheni che raccontano al mondo dell’inesistenza delle ADM.

Se non vi sono ancora venuti seri dubbi riguardo la devozione dei media della corrente principale ad indagare le premesse e le basi logiche sottostanti la politica estera statunitense, considerate questo: nonostante le due rivelazioni nei programmi di Dan Rather alla CBS, e altre rivelazioni riportate sopra, nel gennaio 2008 abbiamo l’intervista del reporter CBS Scott Pelley all’agente FBI George Piro, che aveva intervistato Saddam Hussein prima della sua esecuzione:

PELLEY: E cosa ti raccontò a proposito del fatto che le sue armi di distruzione di massa erano state distrutte?

PIRO: Mi raccontò che gran parte delle ADM erano state distrutte dagli ispettori ONU negli anni ’90, e quelle che non erano state distrutte dagli ispettori erano state distrutte unilateralmente dall’Iraq.

PELLEY: Aveva ordinato che venissero distrutte?

PIRO: Sì.

PELLEY: Allora perché mantenere il segreto? Perché mettere a rischio la sua nazione? Perché mettere a rischio la sua vita per mantenere la farsa? (6)

Sarebbe cambiato qualcosa se l’amministrazione Bush avesse creduto completamente all’Iraq quando diceva di non avere ADM? Probabilmente no. Ci sono molte prove a sostegno del fatto che Bush sapesse quale fosse la realtà dei fatti, così come Tony Blair. Solo che Saddam Hussein non comprendeva appieno quanto psicopatici fossero i suoi due avversari. Bush era deciso ad annientare l’Iraq, per il bene di Israele, per il controllo del petrolio e per espandere il suo impero, sebbene non sia andato tutto come si aspettava; per qualche strana ragione, sembra che gli iracheni se la siano presa per essere stati bombardati, invasi, occupati e torturati.

Il risultato della politica di Bush riguardo l’Iraq può essere riassunto dicendo che sarebbe difficile citare molti altri esempi storici di una nazione che ne distrugge un’altra così totalmente, annientando e sovvertendo quasi ogni aspetto della loro società e umanità.

Ora Israele spinge Washington a fare lo stesso con l’Iran – non che gli Stati Uniti debbano essere molto spronati – soprattutto perché Israele è deciso a rimanere l’unica potenza nucleare nel Medio Oriente; nonostante l’Iran abbia detto agli Stati Uniti e al mondo intero, molte volte, che non sta costruendo armi nucleari. Ma anche se l’Iran, in realtà, stesse costruendo armi nucleari, dovremmo chiederci: esiste qualche legge internazionale che stabilisce che gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Russia, la Cina, Israele, la Francia, il Pakistan e l’India sono autorizzati ad avere armi nucleari, ma l’Iran non lo è? Se gli Stati Uniti avessero saputo che i giapponesi possedevano bombe atomiche, Hiroshima e Nagasaki sarebbero state distrutte? USraele crede che non ci sia ancora abbastanza orrore e sofferenza nel mondo ?

In quello che potrebbe essere parte dei preparativi per l’aggressione dell’Iran, 47 membri della Camera dei Rappresentati hanno recentemente proposto una risoluzione non vincolante in cui si dichiara che l’Iran è “una minaccia immediata ed esistenziale per lo Stato di Israele”. Per illustrare questa minaccia, la risoluzione cita il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che esprime in diverse occasioni opinioni come: “Se Dio vuole, sostenuti dalla forza di Dio, avremo presto un mondo senza gli Stati Uniti e il Sionismo” … richiediamo che “questo regime occupante [Israele] venga cancellato dalla faccia della terra”… “Che piaccia o meno, il regime sionista va verso l’annientamento”… “Devo annunciare che il regime sionista, con un passato di 60 anni di genocidio, saccheggio, invasione e tradimento sta per morire e sarà presto cancellato dalla scena geografica”… “Oggi, è giunto il tempo che cada il potere satanico degli Stati Uniti, ed il conto alla rovescia verso l’annientamento dell’imperatore del potere e del benessere è iniziato.”

Lo si potrebbe proprio condannare per questo, vero? N’est-ce pas? Nicht war? Ma in queste affermazioni c’é molto meno di quanto sembra. Notate che non viene citato Ahmadinejad in esplicite e specifiche minacce di attacchi iraniani a Israele o agli Stati Uniti. Nessuna menzione o indicazione che “Io” o “Noi” o “l’Iran” farà qualcosa del genere, o effettuerà qualche atto di violenza. E io direi che è perché non è ciò che intende. In un’altra citazione, che la risoluzione non riporta, il presidente iraniano nel dicembre 2006 disse: “Il regime sionista sarà cancellato presto, così come lo fu l’Unione Sovietica, e l’umanità otterrà la libertà.

Ovviamente non esorta alcun attacco violento a Israele, perché la dissoluzione dell’Unione Sovietica ebbe luogo molto pacificamente. Inoltre, nel giugno 2006, il leader supremo dell’Iran, Ayatollah Ali Khamenei, dichiarò: “Non abbiamo alcun problema con il mondo. Non siamo una minaccia di alcun tipo per il mondo, e il mondo lo sa. Non inizieremo mai una guerra. Non abbiamo intenzione di dichiarare guerra a nessuno stato.(7) Perché gli autori della risoluzione del Congresso non hanno citato questa dichiarazione?

Credo che da questa si possa meglio comprendere le affermazioni del presidente iraniano, considerandole metafore, così come vanti, desideri, così come cattive traduzioni (per esempio: “cancellare dalla faccia della terra”) (8) di un uomo folle abbastanza da dichiarare pubblicamente che non ci sono gay in Iran.

Ma ancor più significativo, la risoluzione non dà alcuna ragione per cui l’Iran vorrebbe in realtà attaccare Israele o gli Stati Uniti. Quali ragioni avrebbe l’Iran per usare armi nucleari contro uno dei due Paesi, se non l’irresistibile desiderio di un suicidio nazionale di massa? In effetti, proprio la stessa domanda potrebbe – e dovrebbe – essere stata posta prima dell’invasione dell’Iraq. Delle tante menzogne che circondano quell’invasione, la peggiore è che, in realtà, Saddam Hussein avesse avuto quelle armi di distruzione di massa che avrebbero giustificato l’invasione.

Svelate tutte le menzogne riguardo la disavventura irachena, io e molti altri ci siamo permessi il lusso, il piacere nascosto, di credere che il governo e i media degli Stati Uniti avessero imparato una lezione per qualche tempo. Erano stati presi e smascherati. Ma ci risiamo con le menzogne sull’Iran e Ahmadinejad. (No, non nega nemmeno l’Olocausto).

In ogni caso, Israele probabilmente non crede alla propria propaganda. Nel marzo dello scorso anno, il Washington Post scrisse: “Un ufficiale superiore israeliano a Washington” ha affermato che “difficilmente l’Iran userà i suoi missili in un attacco [contro Israele] a causa delle ritorsioni.” (9) Questa era proprio l’ultima riga dell’articolo e, secondo un’ampia ricerca su Nexis, non compare in nessun altro mezzo di comunicazione di lingua inglese nel mondo.

E in precedenza, quest’anno, possiamo leggere nel Sunday Times di Londra: “Il generale di brigata Uzi Eilam, 75 anni, un eroe di guerra e pilastro della difesa [israeliana], crede che probabilmente l’Iran avrà bisogno di 7 anni per creare armi nucleari. Le opinioni espresse dall’ex direttore generale della Commissione per l’energia atomica israeliana contraddicono le stime della difesa israeliana e la pongono in disaccordo con i leader politici. (10)

Se c’è un Paese al mondo che costituisce una minaccia perché potrebbe usare delle armi atomiche con poca attenzione alle conseguenze è proprio Israele. Martin van Creveld, professore israeliano di storia militare, e fedele cittadino israeliano, mise in evidenza nel 2002: “Noi abbiamo la possibilità di affondare il mondo con noi. E posso assicurarvi che succederà prima che Israele scompaia.” (11) Pensate alla scena finale de Il Dr. Stranamore. C’é Israele a cavalcioni del missile nucleare in picchiata, e sventola il cappello da cowboy.

William Blum è l’autore di Killing Hope: U.S. Military and CIA Interventions Since World War II, Rogue State: a guide to the World’s Only Super Power e West-Bloc Dissident: a Cold War Political Memoir.
Lo potete contattare a: BBlum6@aol.com

Fonte: http://www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/blum08062010.html
6/8.08.2010

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di GIADA GHIRINGHELLI

Note.

1. Associated Press, July 28, 2010
2. CBS Evening News, August 20, 2002
3. ABC Nightline, December 4, 2002
4. “60 Minutes II”, February 26, 2003
5. Washington Post, March 1, 2003
6. “60 Minutes”, January 27, 2008. See also: Fairness and Accuracy in Reporting [FAIR] Action Alert, February 1, 2008
7. Associated Press, December 12, 2006
8. Letter to the Washington Post from M.A. Mohammadi, Press Officer, Iranian Mission to the United Nations, June 12, 2006
9. Vedi Anti-Empire Report, October 1, 2008, second part
10. Washington Post, March 5, 2009
11. Sunday Times (London), January 10, 2010
12. Originariamente nel settimanale danese, Elsevier, April 27, 2002, pages 52-3; ripreso anche da molte altre pubblicazioni internazionali.

Virus A, gli esperti dell’Oms sul libro di BigPharma | Il Fatto Quotidiano

Fonte: Virus A, gli esperti dell’Oms sul libro di BigPharma | Il Fatto Quotidiano.

E’ ufficiale, l’emergenza per la febbre “suina”, il Virus A, H1N1, che ha sconvolto il mondo lo scorso inverno, è finita. Lo ha proclamato l’Organizzazione mondiale della sanità con una dichiarazione formale della sua direttrice Margaret Chan, lo scorso 10 agosto. Non ci sono stati sfracelli, i morti sono stati molto meno di una banale influenza ma le società farmaceutiche globali hanno guadagnato un sacco di soldi dalla realizzazione di un vaccino che si è rivelato poi inutile. Forse perché quelle società hanno dentro la stessa Oms più di qualche sponda. Non siamo noi sospettosi a denunciarlo ma lo ammette la stessa Oms che l’11 agosto ha pubblicato la lista completa dei componenti il suo Comitato d’urgenza; lista dalla quale emergono, comprovate, i legami fortissimi con l’industria farmaceutica.

Il Comitato di Urgenza è composto da 16 nomi che possono essere consultati sul sito ufficiale dell’Oms. Di questi, solo sei hanno pubblicato, sullo stesso sito, la “dichiarazione di interesse”, cioè una scheda in cui vengono riportati curriculum e eventuali conflitti di interesse. Benché, in calce alla dichiarazione, la stessa Oms precisi che non si riscontrano “conflitti particolari” e che comunque questi legami erano stati resi noti agli altri membri del Comitato, quello che si legge desta più di un’inquietudine.

La dottoressa Nancy Cox riceve regolarmente «supporto finanziario» per la sua attività di ricerca direttamente dalla Ifpma, cioè l’associazione internazionale delle industrie farmaceutiche. Il professor Arnold Monto ha svolto consulenze proprio nel campo delle influenze pandemiche e/o stagionali per Gsk, Novartis, Roche, Baxter and Sanofi. cioè le principali società produttrici di vaccino. Il dottor John Wood ha avuto contratti per le sue ricerche in Inghilterra con Sanofi, Csl, Ifpma e Novartis. Ancora in Gran Bretagna, la professoressa Maria Zambon riceve fondi dalle industrie produttrici di vaccino come Sanofi, Novartis, CSL, Baxter and GSK. Consulenze sempre per Roche e Gsk, infine, da parte del professor Neil Morris Ferguson. Solo uno dei sei ha dichiarato di aver collaborato solo con le associazioni del trasporto aereo, mentre gli altri dieci “saggi” – tra cui non figurano italiani – non hanno rilasciato dichiarazioni di “interesse”.

L’influenza A ha provocato nel mondo 18500 decessi contro i 250-500 mila attribuibili ogni anno all’influenza stagionale. Un rapporto incredibile che non giustifica in nessun modo l’allarme lanciato lo scorso anno e che spinse i governi a stanziare circa 10 miliardi di euro, finiti nelle casse delle grandi case farmaceutiche, per la produzione di vaccini che oggi, spiega ancora l’Oms, «non servono più a niente». L’Italia stanziò circa 400 milioni di euro assicurandosi 48 milioni di dosi. Lo scorso luglio il governo ha ammesso che circa 8 milioni di dosi, su 12, sarebbero state gettate. Non solo, altre 12 milioni acquistate ma non ritirate saranno a carico dello Stato per via di un contratto capestro firmato dal ministero della Sanità con la Novartis. Da ricordare che lo scorso anno il ministro della Salute era Maurizio Sacconi la cui moglie è direttrice di Farmindustria. Un conflitto di interessi che allora non colpì a sufficienza e che forse andrebbe meglio indagato.

Negli Usa sono stati già gettati via 40 milioni di dosi per una perdita di 260 milioni di euro. Come spesso capita, un disastro per le finanze pubbliche un affari per poche multinazionali.

“Fidi facili ai costruttori amici” così il Credito è stato spolpato – Repubblica.it

Fonte: “Fidi facili ai costruttori amici” così il Credito è stato spolpato – Repubblica.it.

Gli ispettori: redditività azzerata, diffuse irregolarità. Il Credito cooperativo fiorentino trasformato nelò forziere personale di Verdini e dei suoi amici

di ANDREA GRECO

MILANO –Come ti trasformo una banca cooperativa nel forziere personale del presidente e dei costruttori suoi amici. Dalla relazione ispettiva di Bankitalia al Credito cooperativo fiorentino emerge una banca stravolta, piegata agli interessi del ventennale leader Denis Verdini e agli affari dei suoi sodali, tanto che “si è sostanzialmente azzerata la redditività, e si è assottigliata ai minimi l’eccedenza patrimoniale”.
Spicca il supporto inossidabile al gruppo costruttore Fusi-Bartolomei (Btp spa) e ai suoi satelliti, cui l’istituto ha prestato il 60% del patrimonio di vigilanza. Un supporto che “per entità e modalità di concessione e gestione non è improntato a minimali criteri di prudenza, ed è contraddistinto da diffuse irregolarità”. La relazione di via Nazionale si snoda attorno ai rapporti incestuosi tra Verdini e l’orbita del contractor Btp. E per i quali l’ex banchiere e coordinatore Pdl “risulta indagato in diverse sedi giudiziarie per ipotesi di corruzione e riciclaggio, in concorso con uno dei titolari della Fusi-Bartolomei, principale affidato della banca, a cui Verdini risulta legato da relazioni d’affari”. Per altro, Btp naviga in cattive acque, da aprile è in un complesso progetto di ristrutturazione. E ha contagiato i creditori: nel 2009, ha stimato Bankitalia, le “partite anomale” di Ccf tra incagli, sofferenze e perdite stimate su crediti sono cresciute del 130%, e sfiorano il 30% dei 400 milioni impiegati…

DA MACELLAIO A BANCHIERE E COORDINATORE DEL PDL: LA STORIA DI DENIS VERDINI, IL SUPERCAZZOLA DI CAMPI BISENZIO | BananaBis

Fonte: DA MACELLAIO A BANCHIERE E COORDINATORE DEL PDL: LA STORIA DI DENIS VERDINI, IL SUPERCAZZOLA DI CAMPI BISENZIO | BananaBis.

da Repubblica.it

MALEDETTI toscani! Lo chiamarono subito il banchiere Supercazzola di Campi Bisenzio, citazione degli Amici miei di Monicelli. Denis Verdini, l’ex macellaio che non solo scalò il credito, ma divenne poi il Triumviro berlusconiano al fianco di altri due personaggi da commedia all’italiana come Sandro Bondi e Ignazio La Russa. Ora, per favore, Verdini lasci senza esitazione alcuna il ruolo di coordinatore del primo partito italiano, quando la Banca d’Italia, a parte gli altri rilievi penali, lo accusa di gravi colpe amministrative, che vanno persino al di là della costituzione di una loggia segreta che gestiva affari oscuri all’ombra del governo con un pregiudicato ben noto come Flavio Carboni.

Al banchiere di Campi Bisenzio toccò il soprannome di “banchiere supercazzola” quando finì in tribunale con l’accusa di violenza a un’avvenente correntista della sua banca, che fin da allora sembrava la succursale del tinello di casa, con la Vigilanza della Banca d’Italia che, se non era proprio distratta, era piuttosto inascoltata. La signora accusò il banchiere di averle usato violenza. Fu assolto dall’accusa, che nel cielo berlusconiano è in fondo tra le meno infamanti, per finire accusato di rivelazione di segreto bancario, violazione della privacy e diffamazione, per difendersi legalmente dell’avvenente correntista. Da allora fu a Firenze il Supercazzola.

La Vigilanza di Via Nazionale era già sbarcata a Campi Bisenzio a vedere le carte di una banchetta gestita come la cucina di casa che muoveva denari ai limiti della legalità, con un’ispezione tosta. Ma che fine fanno le ispezioni Bankitalia, nella migliore tradizione berlusconiana della Banca Rasini, lo sportello mafioso di piazza del Duomo dove lavorava il papà e che finanziò le sue prime performance palazzinare, finché non deflagrano gli scandali? Difficile persino a Firenze per la Vigilanza immaginare una qualsiasi banca, piccola o popolare, in mano a uno come Verdini.

Ma si sa, che in questo paese la politica può fare tutto, soprattutto quando la massoneria si incrocia con la politica politicante e magari con gli atei devoti, quei papisti cinici che Oltre il Portone continuano, nonostante tutto, a ricevere ascolto, nell’antica tradizione riciclatrice dello Ior.

L’ex macellaio edita l’edizione toscana del “Giornale” di famiglia, in una poltiglia politica di ex democristiani, ex comunisti, massoni e Legionari di Cristo. Con Veronica Berlusconi, diventa persino socio del “Foglio”, il giornale “intellettuale” diretto da Giuliano Ferrara, il quale ama esercitare la sua supposta supremazia culturale – si sveglino finalmente i suoi sponsor – di cui Berlusconi cadde vittima (ma forse poi si resepì), con i più brutti sporchi e cattivi del bigoncio. I reietti, rispetto alla società civile, sono la sua corte privilegiata, manovrabile, affarista, gonfia di ricchezze oscure, con pochi scrupoli e ancor meno strumenti intellettuali.

Denis Verdini, il banchiere che metteva i depositi di ignari clienti al servizio degli interessi suoi e della sua parte, è l’icona vivente della Seconda Repubblica, che coniuga il controllo delle istituzioni e il motto pseudo-liberale “Andate e arricchitevi”, quello su cui il berlusconismo ha sfondato elettoralmente su un popolo ansioso di imitare modelli forniti chiavi in mano dalle sue televisioni e dai suoi giornali, ben addestrati al ricatto politico.

Nella storia del Supercazzola di Campi Bisenzio, che fornisce un codice antropologico dell’odierno comando di questo paese, si dovrebbe anche dar conto, visto il ruolo supremo di Triumviro berlusconiano, del ricco cotè massonico, che in Italia presiede sempre alle questioni di potere. Denis è accreditato di lunga militanza massonica. Ma il Gran Maestro della Massoneria, Gustavo Raffi ce lo descrisse come un piccolo opportunista che, per meri scopi politici, insidiò la sua riconferma ai vertici della massoneria ufficiale. Sarà vero?

L’uomo di Campi Bisenzio, banchiere in affari col pregiudicato Flavio Carboni, e quindi con tutti i suoi soci trafficanti, eredi della banda della Magliana, indignato, ci ha annunciato una querela, peraltro mai giunta a destinazione, quando scrivemmo di quella massoneria fiorentina che, a detta di molti, lui rappresentava. Disse che non facevamo che raccogliere “insinuazioni, falsità, imprecisioni e malizie” sul suo sacro corpo. Se così fu, ci perdoni per questa volta il Triumviro. O, se preferisce, venga per favore in Tribunale, magari a spiegarci come funzionava la sua banca. Purché, per un minimo rispetto alle istituzioni della repubblica, lasci stamattina stessa la carica di coordinatore del primo partito italiano.
a.statera@repubblica.it

Attacco al Colle | Il Fatto Quotidiano

Fonte: Attacco al Colle | Il Fatto Quotidiano.

Non c’è da meravigliarsi se il Caimano minaccia di assaltare il Colle. Gliele ha sempre cantate chiare a Napolitano. Ricordate quando, a marzo, irruppe al Quirinale con il decreto salvaliste dopo i casini combinati dal Pdl alla vigilia delle Regionali? Si parlò di avvertimenti espliciti al Capo dello Stato del tipo: se non firmi convoco una manifestazione di protesta qui di sotto.

Seguirono le ovvie smentite anche perché sotto lo sciagurato provvedimento (poi invalidato da Tar e Consiglio di Stato) la firma fu apposta. Adesso i golpisti della libertà tornano alla carica. E’ bastato che il presidente della Repubblica ricordasse che spetta a lui e non certo a Berlusconi sciogliere eventualmente le Camere (“indicazioni sbrigative e strumentali di chi non ha titolo”) perché la coppia Cicchitto e Gasparri tornasse ad abbaiare su mobilitazioni di piazza e anche peggio.

Napolitano non ha detto nulla di sconvolgente facendo intendere che se ci fossero i numeri dovrebbe dare disco verde a un governo tecnico o di transizione. Ma questi qua della Costituzione se ne fregano. L’unica cosa che vogliono è liquidare la partita con Fini prima che Fini si rafforzi troppo. Se Berlusconi lo ha cacciato in quel modo non è certo per ritrovarselo kingmaker di una coalizione antiberlusconiana. Il piano è un altro. Primo: bastonare e sputtanare il presidente della Camera su casa di Montecarlo e famiglia Tulliani. Secondo: convincere (con le buone e le cattive) quanti più deputati e senatori finiani a tornare da papi. Terzo: andare a elezioni anticipate con il cosiddetto terzo polo in grado di non nuocere. A fermare il Caimano bisognava pensarci prima. Troppe concessioni. Troppi compromessi. Troppe firme sotto leggi che andavano rispedite al mittente. Naturale che adesso davanti a una porta chiusa lui provi a sfondarla. Fosse anche il portone del Quirinale.

Una per una, le bugie di B. | BananaBis

Fonte: Una per una, le bugie di B. | BananaBis.

di Tito Boeri

Tasse. Welfare. Edilizia. Alitalia. Aiuti alle imprese. Un economista ha letto dalla prima all’ultima riga il libretto che Berlusconi farà distribuire in autunno. E ha confrontato la propaganda con la realtà dei fatti


Sfoglia il libretto integrale

Se questo è il biglietto da visita per la campagna elettorale, è probabile che Berlusconi farà di tutto per evitarla. Magro il bottino di due anni di Governo sul piano della politica economica, nonostante la grandissima forza parlamentare di cui ha potuto contare quella che era fino a pochi giorni fa la maggioranza uscita vittoriosa dal voto del maggio 2008. Come direbbe l’attuale allenatore del Real Madrid, ci sono nel libretto “molti tituli, ma sero riforme”.

Non a caso la parte sulle “grandi riforme” viene pudicamente relegata alla fine. Ne elenca tre: scuola, università e pubblica amministrazione.

La cosiddetta riforma della scuola è sin qui consistita solamente in tagli al personale, con la reintroduzione del maestro prevalente nella scuola primaria, la riduzione dell’orario d’insegnamento nella scuola secondaria (sia di primo che di secondo grado), la riduzione degli indirizzi nella scuola secondaria di secondo grado e la richiesta di compartecipazione delle famiglie alla spesa. Il tutto esclusivamente nella scuola pubblica, dato che il finanziamento alle scuole private “paritarie” non è stato ridotto. Per chiamarla riforma ci vuole tanto coraggio. Simile la strategia seguita nei confronti dell’università, perseguita con la riduzione del fondo di finanziamento ordinario. Il disegno di legge che entro fine anno dovrebbe andare alla Camera porterà, se non viene ulteriormente diluito nei suoi aspetti innovativi, a qualche cambiamento nella governance delle università, e non prima della fine legislatura, dato che si basa sull’esercizio di deleghe. Insomma è, al massimo, una scommessa di riforma, su aspetti relativamente marginali, che non intaccano davvero la ricerca e la didattica.

Quella della pubblica amministrazione è forse l’unica riforma avviata da questo Governo, ma è stata cancellata ancor prima di entrare in vigore dalla manovra appena varata che ha posto tetti alla crescita delle retribuzioni nel pubblico impiego in modo del tutto indiscriminato, in barba ai premi al merito introdotti dalla riforma Brunetta. Nel frattempo la riforma ha perso per strada le norme sulla trasparenza della dirigenza pubblica (davvero importanti anche alla luce degli scandali nella gestione della Protezione Civile), si è esclusa dall’applicazione della riforma la presidenza del Consiglio dei ministri segnale evidente del fatto che nessuno ci crede in questa riforma e si è di molto depotenziata la class action contro le pubbliche amministrazioni e i concessionari pubblici.

C’è molto editing da fare nel documento. Molte le ripetizioni e non poche le contraddizioni. A p.5 si rimarca come si sia dovuto intervenire per ridurre i compensi dei dirigenti pubblici e dei magistrati, ma a p.7 si rivendica il fatto di non avere tagliato gli stipendi a nessuno. Forse gli autori di queste schede non si sono parlati. La verità è che gli unici compensi ad essere tagliati in modo significativo sono quelli dei ricercatori universitari che, con il blocco degli scatti di anzianità, si vedono ridurre le loro retribuzioni fino al 15 per cento. Il vero risultato che questo governo può esibire sul piano della politica economica è quello di aver contenuto il peggioramento dei conti pubblici durante la crisi.

Lo ha fatto adottando la strategia dell’immobilismo. Scegliendo di non scegliere si è evitato di cedere alle richieste di sostegno che venivano un po’ da tutte le parti, ma si è anche sbarrata la strada a misure anticicliche, che avrebbero reso la recessione meno pesante, contenendo il calo del reddito pro capite degli italiani. Nonostante i trionfali titoli di testa dei TG1 della scorsa settimana, la produzione industriale è tuttora del 20 per cento al di sotto dei livelli pre-crisi, il prodotto interno lordo + del 6 per cento più basso. Non solo il calo è stato più forte pur non avendo vissuto lo scoppio di una bolla finanziaria o il fallimento di una grande banca, ma anche la ripresa è più lenta che altrove. In effetti il Governo ha preferito accettare un maggior impatto della crisi pur di evitare un aggravamento dei conti pubblici in un paese già fortemente indebitato.

Alla luce di quanto accaduto in Grecia, non si possono non vedere i lati positivi di questa scelta. Ma forse non è un risultato che paga sul piano elettorale. Soprattutto perché non è facile presentarlo come frutto di lungimiranza nell’azione di Governo. Ricordiamoci che siamo passati dalle “fiscal suasion” sui banchieri di inizio legislatura, con tanto di minaccia di tasse sui loro extraprofitti, agli aiuti concessi agli istituti di credito con il primo decreto anticrisi e ai Tremonti bond. Per non parlare della Robin tax, una tassa che doveva togliere ai ricchi petrolieri per dare ai poveri, sostituita, una volta che il prezzo del greggio era crollato, da misure e trattati a sostegno dei produttori di petrolio. Non sorprende perciò il fatto che siano altri i meriti presunti dell’azione di governo rivendicati a più riprese dal libretto.

“NON ABBIAMO AUMENTATO LE TASSE”
Ci mancava altro. In un periodo di crisi tutti i Governi si sforzano di abbassare le tasse o aumentare le spese per contenere la caduta del reddito. Il Governo ha comunque contravvenuto non solo alla promessa fatta in campagna elettorale di ridurre le tasse, ma anche a quella di non introdurre nuovi balzelli, mettendo in mostra notevole creatività nell’introdurre una serie di nuovi prelievi. Dalla Robin tax alla “porno tax”, alle tasse sui giochi , fino alla nuova tassa piatta, cedolare secca, sugli affitti. Bene rimarcare che tutto è avvenuto all’insegna della redistribuzione dai poveri ai ricchi, dai cittadini ai partiti. Le entrate della Robin tax sono andate a finanziare gli organi di partito. La cedolare secca sugli affitti, l’ultima arrivata, sostituirà una tassa progressiva (che tassa proporzionalmente di più chi ha redditi più alti) con una aliquota costante, uguale a tutti i livelli di reddito. L’ICI sulla prima casa abolita a inizio legislatura era quella che gravava sulle famiglie con immobili di maggiore valore. Insomma, un trasferimento dai ceti medi ai più ricchi. Un Robin Hood che opera scrupolosamente al contrario.

“IL PESO DELLO STATO SI E’ RIDOTTO”
Non si direbbe a giudicare dall’andamento della pressione fiscale, cresciuta dal 42,9 del 2008 al 43,2 per cento del 2009, come certifica l’ultima Relazione Unificata dell’Economia e Finanza Pubblica. Consapevole di questo fatto, il Ministro Tremonti in una recente intervista sul Sole24ore ha sostenuto che la pressione fiscale è aumentata perché è diminuito il pil. In realtà anche le entrate calano insieme al prodotto in un rapporto pressoché di uno a uno, quindi la pressione fiscale (il rapporto fra entrate fiscali e prodotto interno lordo) sarebbe dovuta rimanere almeno invariata. E un terzo della manovra appena varata consiste in incrementi delle entrate, anziché riduzioni della spesa pubblica. Ma il peso dello Stato non si è ridotto soprattutto perché la spesa pubblica in rapporto al reddito generato ha continuato a crescere. 34 miliardi in più nel 2009. Vero che la manovra appena varata contempla riduzioni di spesa. Ma saranno soprattutto a carico degli enti locali che hanno ampiamente mostrato in questi anni di ignorare i vincoli posti dal Governo. Le sanzioni per gli sforamenti sono troppo blande. I commissari delle Regioni che non rispettano i vincoli sono gli stessi Governatori in carica. Come dire che non c’è sanzione politica. Nel frattempo il debito degli enti locali continua a salire. Quello dei Comuni e delle Province ha raggiunto la cifra record di 62 miliardi, più di mille euro a cittadino. Nessuna traccia della riduzione del numero delle Province. E i tagli alla politica, tanto sbandierati sui media, si sono rivelati ben misera cosa. Tagli del 3,5 per cento agli stipendi dei parlamentari. Porteranno a circa 10 milioni di risparmi su di una manovra di quasi 25 miliardi.

“SI E’ CONTRASTATA L’EVASIONE FISCALE”
Anche su questo terreno ci sono state virate a 180 gradi nell’azione di governo. Utili i ravvedimenti, meglio ancora se onerosi, vale a dire accompagnati da una autocritica. Purtroppo l’autocritica in questo caso non c’è stata. Peccato perché avrebbe dato un segnale di rottura col passato. E non è facile per un Governo che in questa legislatura ha varato l’ennesimo condono, lo scudo fiscale, guadagnarsi credibilità nel contrasto all’evasione se non da un forte segnale di svolta. L’inizio della legislatura è stato caratterizzato da un’operazione di sistematico smantellamento, presentato come “semplificazione”, di un insieme di strumenti, che potevano permettere all’amministrazione finanziaria di ottenere, per via telematica, informazioni utili ai fini del contrasto all’evasione. È stato, ad esempio, soppresso l’obbligo di allegare alla dichiarazione Iva gli elenchi clienti/fornitori, sono state abolite le limitazioni nell’uso di contanti e di assegni, la tracciabilità dei pagamenti, la tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati ed è stato soppresso l’obbligo di comunicazione preventiva per compensare crediti di imposta superiori ai 10mila euro. Salvo poi ritornare sui propri passi. La manovra appena varata ha, infatti, ripristinato la tracciabilità, anche se solo per transazioni superiori ai 3.000 euro. Il problema è che il Governo ha abbassato pericolosamente la guardia riducendo i controlli contro l’evasione fiscale e contributiva. Un esempio? Durante la passata legislatura gli Ispettorati del Lavoro erano stati potenziati, con l’assunzione di quasi 1500 ispettori. Tuttavia nel 2009 il numero di controlli sui posti di lavoro si è ridotto del 7%, come ammesso dal Ministro Sacconi nella sua audizione alla Camera il 29 aprile scorso. Il risultato è che nel 2009 il lavoro irregolare, quello che non paga tasse e contributi sociali, è ulteriormente aumentato secondo l’Istat, sorprendentemente anche nell’industria dove era fortemente calato negli anni precedenti. Non ingannino i dati sull’attività ispettiva diramati dall’Agenzia delle Entrate. Se aumentano le somme oggetto di accertamenti a fronte di minori controlli, ciò significa che l’evasione media è aumentata. Un risultato di cui c’è poco da essere orgogliosi.

“NON ABBIAMO LASCIATO INDIETRO NESSUNO”
Il Governo non ha varato la riforma degli ammortizzatori sociali, lasciando decadere la delega ereditata dalla legislatura precedente. Questa riforma avrebbe permesso di contenere la povertà che, durante le recessioni, aumenta soprattutto tra chi perde il lavoro. Il Governo ha, invece, proceduto con una serie di interventi frammentari, temporanei e per lo più propagandistici. I titoli di testa dei TG sono andati alla carta acquisti passata alla storia come “social card” forse perché doveva essere erogata da Robin Hood che, come si è visto, ha invece preferito finanziare gli organi di partito. La social card sembrava essere concepita in modo tale da escludere i maggiormente bisognosi. I destinatari potevano essere solo famiglie povere con almeno un bambino con meno di tre anni oppure con capofamiglia con più 65 anni. Inutile sottolineare che le persone maggiormente bisognose di aiuto spesso non soddisfano questi requisiti. Ad esempio nessuna delle persone senza fissa dimora, censite a Milano nel gennaio 2008, aveva figli così piccoli o più di 65 anni (difficilmente i senza casa sopravvivono così a lungo). Che fosse solo un’operazione propagandistica lo si capisce dallo stesso libretto, se lo si legge con cura. Recita testualmente “dal febbraio 2010 gli enti locali possono partecipare al finanziamento”. Significa che la social card è stata posta a carico dei Comuni. Peccato che i poveri siano concentrati nelle aree del Paese in cui i Comuni hanno meno risorse a disposizione e che la manovra appena varata abbia ridotto di due miliardi e mezzo i fondi dei Comuni. Come ammette lo stesso documento sono solo due (su più di 8000) i Comuni che hanno fruito di questa “opportunità”: Alessandria e Cassola.

“A FIANCO DELLA FAMIGLIA”
A parte gli interventi estemporanei, una tantum, social card, bonus famiglia e prestito per i nuovi nati, il Governo ha di fatto varato una serie di misure che hanno reso più difficile la conciliazione fra lavoro e responsabilità famigliari, dunque la partecipazione femminile. I tagli all’organico del corpo docente della scuola secondaria, prevalentemente femminile, e l’introduzione del maestro prevalente, hanno reso più difficile il mantenimento dell’orario a tempo pieno. Anche la detassazione degli straordinari, misura anacronistica in tempo di crisi e per fortuna abbandonata a fine 2008, non favoriva certo le donne con figli piccoli, giovani e anziani, spingendo semmai i loro mariti a lavorare più lungo.

“RIPARTE L’EDILIZIA, RIPARTE L’ECONOMIA”
Dal giugno 2008 il governo ha annunciato ben quattro iniziative nel settore dell’edilizia residenziale, tutte etichettate come piani casa, anche se la loro finalità non è l’aumento dell’offerta di alloggi per le famiglie più deboli, l’obiettivo dei piani del passato. Sin qui non è stata ancora posata la prima pietra per la costruzione di una qualche nuova casa. Nessun intervento anche sull’edilizia scolastica. Non c’è stata sin qui neanche l’anagrafe promessa a più riprese. Forse perché i primi dati erano davvero allarmanti. A quanto risulta, dei 43 mila edifici scolastici esistenti,solo un terzo è stato costruito negli ultimi trenta anni! Più di mille sono stati costruiti prima dell’Ottocento e più di tremila tra il 1800 e il 1920. Di quasi 7mila edifici non si sa neanche la data di costruzione. Dopo il 1990 solo il 22% delle strutture è stato ristrutturato. I numeri di queste anticipazioni sono semplicemente inaccettabili. Non si può morire schiacciati dal cedimento di un soffitto in un’aula di lezione come a Rivoli e come ieri poteva capitare in una scuola materna a Verona.

“ABBIAMO DIFESO I LAVORATORI”
Il Governo ha esteso il grado di copertura della Cassa Integrazione Guadagni con interventi “in deroga”, decisi discrezionalmente dalla politica. Queste estensioni sono servite nell’emergenza a contenere l’emorragia di posti di lavoro, inducendo le imprese a ridurre gli orari anzichà tagliari gli organici. Bene. Ma sono state introdotte ulteriori asimmetrie di trattamento fra lavoratori di imprese diverse. E questi interventi d’emergenza ci lasciano in eredità uno strumento, la Cassa in deroga, che sarà molto difficile ridimensionare dopo la crisi. In effetti le ore di Cassa in deroga continuano ad aumentare. Gli interventi in deroga hanno ormai superato in dimensione gli interventi ordinari. Un paradosso che la dice lunga sul navigare a vista con cui si è gestita la politica del lavoro. Il fatto è che i datori di lavoro sono del tutto deresponsabilizzati dagli interventi in deroga; non pagano nulla per fruirne. Sta diventando una specie di sussidio per le imprese che hanno maggiori agganci con la politica. I lavoratori maggiormente colpiti dalla crisi sono stati, comunque, i lavoratori precari che in genere non hanno accesso né alla Cassa Integrazione né ai sussidi ordinari di disoccupazione. Tra quel milione di posti di lavoro distrutti dall’inizio della crisi, nove su dieci sono lavoratori precari, con contratti a tempo determinato, collaborazioni a progetto o impieghi saltuari nella giungla del parasubordinato. Quasi un lavoratore temporaneo su sei ha perso il lavoro. Il Governo non ha fatto nulla per affrontare il nodo del dualismo del nostro mercato del lavoro. Nel Libro bianco del maggio 2009 aveva annunciato uno Statuto dei Lavori, poi rinviato a “dopo le elezioni regionali”, e infine differito “alla fine del 2010”. Speriamo ora non venga rimandato a dopo le elezioni politiche.

I finti tonti di Via Solferino – Marco Travaglio – Voglio Scendere

Fonte: I finti tonti di Via Solferino – Marco Travaglio – Voglio Scendere.

Quando e se ci risveglieremo dall’incubo iniziato nel 1994, gli storici ci diranno, a bocce ferme, quanto il quasi ventennio berlusconiano sia stato merito di Mr.B e quanto di chi l’ha lasciato fare. Il politologo Maurizio Viroli, docente a Princeton, nel suo bel saggio “La libertà dei servi” (Laterza), denuncia “il tradimento delle élites, l’incapacità dell’élite politica, intellettuale e imprenditoriale di impedire la formazione del potere enorme di un uomo che ha distrutto la libertà dei cittadini”.
Quanto all’élite politica, conosciamo nomi e cognomi dei leader che da 16 anni rimuovono il conflitto d’interessi, salvo poi scoprirlo all’improvviso quando ne assaggiano i manganelli catodici: tutti i capi e capetti del centrosinistra, ma anche Bossi (dal 1995 alla retromarcia su Arcore nel ‘99), Casini (dopo il divorzio del 2008) e ora Fini. Per quella imprenditoriale, basta ricordare i servilismi e i collateralismi della Confindustria più cortigiana del mondo. Per quella intellettuale, le ultime annate del Corriere della Sera parlano da sole. Anche in piena frana del regime, il quotidiano che fino a pochi anni fa ospitava Montanelli e Biagi è tutto un vociare di finti tonti che negano l’evidenza e voltano la testa pur di non vedere la realtà.

Piero Ostellino esorta il Cavaliere a “recuperare la vecchia spinta propulsiva liberale della prima ora”. Purtroppo però non specifica quando mai, in quale prima ora, Berlusconi abbia dato prova di spinte propulsive liberali: nel 1994, dopo aver cacciato Montanelli dal Giornale, il premier governò sette mesi, occupando militarmente la Rai, tenendosi la Fininvest nonostante le promesse di venderla per risolvere il suo conflitto d’interessi (all’epoca l’ammetteva anche lui), varando il decreto Biondi per salvare dal carcere suo fratello, imponendo un condono fiscale, uno edilizio e uno ambientale, poi fortunatamente spirò. Di spinte propulsive liberali, nemmeno l’ombra.
Ferruccio De Bortoli nel 2003 assaporò lo squisito liberalismo berlusconiano che lo costrinse a lasciare la direzione del Corriere per lesa maestà: eppure ora invita il premier ad “accantonare leggi ad personam e tentazioni di condizionare la stampa” per “riprendere un po’ di quello spirito liberale finito troppo presto alle ortiche”. E anche lui si guarda bene dallo spiegare quando mai il campione mondiale del monopolio illiberale avrebbe manifestato “spirito liberale”: da sedici anni Berlusconi non fa altro che minacce alla libera stampa leggi ad personam (39, mentre scriviamo); e ora, in contemporanea con l’appello di De Bortoli, intima ai finiani di firmare a scatola chiusa un programma in quattro punti che ne contiene altre due, “processo breve” e lodo Alfano-bis.

Insomma fa di tutto per avvertirci che il conflitto d’interessi è la ragione sociale del suo impegno politico. Ma i finti tonti di via Solferino non vogliono credere nemmeno a lui. Finirà che un bel giorno il Cavaliere se ne andrà e il Corriere non avrà ancora capito perché era venuto.

Genchi: ‘In azione network informativo che si avvale di 007’

Fonte: Genchi: ‘In azione network informativo che si avvale di 007’.

Penso che ormai l’abbiano capito anche i bambini: c’è un organizzato e collaudato network informativo che opera per neutralizzare e colpire gli avversari pericolosi e favorire chi deve essere rilanciato. Questa centrale si avvale anche di apparati dei servizi segreti. Non hanno altra spiegazione le perle dell’ultimo periodo, dal caso Boffo alle case a Montecarlo di proprietà di An e finite al cognato di Fini, passando dal caso Marrazzo. Prima ancora possiamo ricordare il caso Sircana (Silvio, portavoce del governo Prodi) e se so ancora leggere gli avvertimenti, posso prevedere qualcosa anche per Tremonti. Comunque, nei confronti di chiunque possa dar fastidio al conducente».

Gioacchino Genchi, poliziotto in aspettativa, consulente di numerose procure messo all’indice quando il suo lavoro, un archivio con migliaia di informazioni, ha cominciato a creare preoccupazioni, è osservatore attento di cosa si sta muovendo dietro i casi  che segnano la scena politica. «L’origine di questi dossier – spiega Genchi – si basa sempre su fatti con un fondamento di verità, debolezze in cui possono cadere tutti. L’aspetto patologico sta nella montatura che ad arte viene fatta di circostanze vere, infarcite di autentiche falsità che vengono amplificate a dismisura». La cabina di regia è «unica»: «Se guardiamo bene i palinsesti di certi reti televisive e le scalette di alcuni telegiornali, così come l’organizzazione di titoli e articoli di alcuni giornali, riusciamo a cogliere in controluce la strategia di chi ha deciso le notizie di prima pagina». L’ultimo «caso» sospetto, l’appartamento a Montecarlo, conferma questo modello-sistema. Genchi esclude che Fini abbia avallato dei «raggiri», da censurare semmai «un comportamento troppo disinvolto» con la famiglia Tulliani. «Prevedo però – aggiunge Genchi – altri sviluppi visto che il tesoro di An è cospicuo e in più di una indagine alla quale ho collaborato abbiamo trovato precisi riferimenti. Gli attacchi a Fini arrivano dall’interno del suo partito. Chi li ha fatti però ha trascurato che quella della casa di Montecarlo potrebbe non essere la sola operazione sospetta. Nel Pdl ci sono ex di An che conoscono bene queste cose. Insomma, più che dalla casa di Monaco, ne vedremo delle belle quando saranno noti i soci delle società off shore che hanno acquistato l’immobile».

In questa guerra di dossier l’informazione può giocare un ruolo decisivo. E’ evidente a tutti, ad esempio, come Dagospia e Roberto D’Agostino riescano spesso a giocare d’anticipo su certe informazioni. Dagospia sapeva già tutto, da mesi, del clan Tulliani e oggi è in grado di annunciare «novità» dalle rogatorie sul caso Montecarlo. Anche l’home page del Mac di Genchi si apre fissa su Dagospia. «E questo – dice l’ex consulente – dice già molto. D’agostino è un lago con diversi affluenti. Oltre al numero ed alla qualità delle fonti, Dagospia riesce a giocare molto sui tempi di diffusione e di indirizzo delle notizie. Non fa più solo gossip ma rappresenta quasi un TomTom per indirizzare i più autorevoli commentatori politici, e non solo quelli. Detto questo, certe anticipazioni, così come certi messaggi di Feltri, è come se dicessero: “Sappiamo già tutto”. Al momento utile, poi, sparano».

Cos’altro uscirà nelle prossime settimane? «Nella guerra dei dossier andranno a raschiare il fondo dei barili. Magari torneranno fuori i trans e il misterioso “Chiappe d’oro” che ha fatto tremare il Parlamento ai tempi di Marrazzo ma di cui credo alla gente freghi assai poco. Non credo che “Chiappe d’oro” sia andato in Fli. Anche per questo Fini ha poco da temere. Piuttosto stia attento nel procedere agli arruolamenti».

Claudia Fusani (l’Unità, 11 agosto 2010)

ComeDonChisciotte – PERCHE’ DEMONIZZARE CHAVEZ

Fonte: ComeDonChisciotte – PERCHE’ DEMONIZZARE CHAVEZ.

DI ABABACAR FALL-BARROS
pambazuka.org

Ancora una volta, il presidente venezuelano è bersaglio di accuse che mirano a giustificare manovre destabilizzatrici. Così Chávez è accusato di accogliere sul suo territorio basi delle FARC colombiane. Secondo Fall Ababacar invece, la pretestuosità e l’accanimento contro il Venezuela sono dovute semplicemente al fatto che questo paese dà fastidio alle “forze del male “.

Da un po’ di tempo le forze del male, guidate dall’ex Presidente della Colombia Álvaro Uribe, fedele al Pentagono e alla Casa Bianca , riversano calunnie sul governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, calunnie che vogliono accreditare la tesi secondo la quale il governo venezuelano ospiterebbe basi delle FARC ( Forze armate rivoluzionarie della Colombia ) sul suo territorio. Come se le FARC, che esistono dal 1960, avessero avuto bisogno dell’ascesa al potere del Presidente Hugo Chávez, per svilupparsi e diffondersi in Venezuela.

Le FARC, è il caso di sottolinearlo, sono nate in Colombia 39 anni prima dell’arrivo al potere del presidente, il 2 febbraio 1999 . Se il governo di cui Chávez è oggi alla guida, è oggetto di simili e reiterati attacchi, ciò é dovuto unicamente alla straordinaria esperienza che il Venezuela sta vivendo con il sostegno di un’ampia maggioranza di cittadini; esperienza scomoda per coloro che perpetuano il saccheggiamento del Sud America. In altre parole, il vero bersaglio di questi attacchi sono il progetto di governo del presidente Hugo Chávez e e il suo impegno nei confronti del suo popolo e dei paesi del Sud per un altro mondo possibile. I fatti che seguono lo dimostrano:

– la “Mission Robinson” per eliminare l’analfabetismo in due anni attraverso il programma educativo cubano “Yo si puedo”.

– la ” Mission Ribas “per la secondaria, e la ” Mission Sucre”, per l’Università: per permettere agli adulti di continuare gratuitamente la loro istruzione.

– sul piano della salute e della medicina, l”Operazione Miracolo “, che ha permesso a migliaia di venezuelani emarginati e privi di mezzi di venire curati gratuitamente da malattie come la cataratta, con l’assistenza della cooperazione medica di Cuba.

– la concessione di una pensione a tutte le persone sopra ai 60 anni, lavoratori e non, con parte delle risorse provenienti dal petrolio.

L’accordo Bolivariano delle Americhe , la Banca del Sud (ALBA ), TV Sud, Petro Caraibi, il summit Africa America/ Latina , il Festival Culturale dei popoli dell’Africa , sono tutte conquiste alle quali ha notevolmente contribuito il Venezuela nel contesto della cooperazione Sud-Sud . Il che si pone come una rottura con il vecchio tipo di cooperazione neocoloniale, “Nord -Sud “.

Ecco le ragioni, le motivazioni profonde che fanno sudare freddo i guru dell’alta finanza, i signori delle Borse di Wall Street, la City, Bonn, Tokio … Ma il popolo e il governo Bolivariani del Venezuela, avranno la meglio su tutti i loro nemici e le forze reazionarie.

La lotta del popolo e del governo bolivariano del Venezuela è per la liberazione e l’emancipazione, diamo loro il nostro sostegno e la nostra solidarietà. La loro lotta è la nostra lotta.

Ababacar Fall-Barros è il coordinatore generale del Gruppo per la Ricerca e Iniziativa per la Liberazione d’Africa

Fonte: http://pambazuka.org
Link: http://pambazuka.org/fr/category/features/66466
2.08.2010, Numero 156

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di RAFFAELLA SELMI

Il boss Bossi (s)lega la mafia | Il blog di Daniele Martinelli

Il boss Bossi (s)lega la mafia | Il blog di Daniele Martinelli.

Umberto Bossi voleva “aprire una sede in Calabria ma è arrivata subito la ‘ndrangheta”. Poteva rivolgersi alla magistratura ma evidentemente ha preferito optare per il silenzio nello stile “eroico” di Vittorio Mangano.
Umberto Bossi conferma che la Brianza è infiltrata di boss di ‘Ndrangheta. Effettivamente è assai probabile che tra Milano Monza e Como ci siano più ‘ndrine che immigrati col burqa. Alla faccia delle retate dei miei Maroni, il partito di Bossi non vedo di cosa dovrebbe preoccuparsi dopo l’applauso di solidarietà al senatore dimissionato Nicola Di Girolamo, eletto all’estero con 25 mila schede del clan calabrese degli Arena.

A proposito di schede false la cosca calabrese dei Piromalli pare ne abbia taroccate 200 mila in favore del Pdl alleato della Lega in accordo con Marcello Dell’Utri alle elezioni del 2006, quando vinse per un pugno di mosche la coalizione dell’Unione che portò Romano Prodi ad essere eletto presidente del consiglio. E’ in corso un’inchiesta da tempo. Sarà per ciò se il boss Bossi precisa che ”I mafiosi sono da tutte le parti ma non nella Lega.” Gli auguro che il consigliere lombardo Angelo Ciocca con le sue 18 mila preferenze ottenute a Pavia (un terzo degli abitanti di Brescia dove il trota di preferenze ne na prese 12 mila), sia davvero caduto ingenuamente dal mondo paradisiaco della Padania per incontrare uno dei capi della ‘ndrangheta padana. La foto in cui il 35enne leghista è ritratto assieme al boss è finita nel faldone della maxi inchiesta che ha già portato all’arresto di 305 presunti affiliati.

Se Bossi è sicuro che la Brianza fa gola alla ‘Ndrangheta “perché si costruisce“, che impegni Maroni e le ronde padano-leghiste a scovare i presunti mafiosi tra i suoi alleati in Lombardia del Pdl, visto che in Brianza come in tutta la Lombardia governano da 15 anni assieme al fattucchiere Formigoni. E’ il boss Bossi ad insinuare che “le infiltrazioni ci sono anche in politica“. Che poi non ci siano nella Lega non è una scusante e sarà comunque tutto da dimostrare a inchieste finite possibilmente senza “processi brevi”. Consiglio al boss Bossi di non starsene con i fucili in mano prima che i milioni di padani si sveglino e scendano in piazza contro l’inciucio della Lega col partito dei clan della P2 e della P3.