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Blog di Beppe Grillo – Intrigo internazionale – Aldo Moro, Ustica, BR: le verità mai dette

Blog di Beppe Grillo – Intrigo internazionale – Aldo Moro, Ustica, BR: le verità mai dette.

Le Brigate Rosse sono state finanziate e addestrate dai servizi segreti della Germania orientale, la Stasi, e anche i servizi segreti israeliani, il Mossad, offrirono il loro aiuto. Secondo alcuni testimoni, persone di lingua tedesca erano presenti durante il massacro di via Fani. Nell’ottobre del 1973, a Sofia, i servizi segreti bulgari attentarono alla vita di Enrico Berlinguer che si salvò miracolosamente. Il DC-9 a Ustica fu abbattuto da aerei francesi, l’obiettivo era Gheddafi in volo nella stessa area scortato da due Mig libici, di cui uno fu colpito. L’attacco partì dalla portaerei francese Clemenceau che si trovava a sud della Corsica. Tutti i testimoni dell’attacco morirono in breve tempo in circostanze misteriose, chi era in volo e chi seguì la tragedia da terra. Il capitano della base di Poggio Ballone morì improvvisamente di infarto, il maresciallo della stessa base si suicidò, due piloti militari Nutarelli e Naldini scomparvero nell’incidente di Ramstein prima di poter testimoniare ai magistrati. Persino il maresciallo che era in servizio nella sala radar di Otranto e vide precipitare il Mig libico sulla Sila si impiccò prima di deporre. Queste alcune verità, finora nascoste, contenute nel libro: “Intrigo internazionale” del giornalista Giovanni Fasanella e del giudice Rosario Priore. Nulla di quello che sappiamo è vero, neppure “le stragi di Stato“. Viviamo in un Paese fuori dal nostro controllo.

Aldo Moro, vittima della Guerra Fredda in Italia
Priore: “Sono Rosario Priore ho fatto per moltissimi anni il giudice istruttore, mi sono occupato di diverse inchieste che credo fossero di un certo peso perché riguardavano stragi, attentati, eventi di particolare rilievo, quindi sono entrato anche io nell’ambito delle ricerche sulla storia dei fatti invisibili e indicibili e proprio per questo credo che sia nata questa affinità che ci ha legato per diversi anni con Giovanni Fasanella. Ho seguito moltissimo i fatti di terrorismo. Quello che più mi ha coinvolto però è l’affare Moro: il sequestro e l’assassinio dello statista. Presi l’inchiesta pochi giorni dopo il rinvenimento del cadavere in Via Caetani. È stata un’inchiesta che mi ha impegnato per oltre 15 anni. Ho sofferto per tutti i contrasti che abbiamo subìto noi inquirenti. È stata un’inchiesta che andava contro le regole forse e quindi ne abbiamo ricevuto come ricompensa soltanto astii, se non forti contrarietà. Abbiamo tentato di contestualizzare la vicenda, che sicuramente era una vicenda di altissimo livello internazionale. Non capita tutti i giorni che un presidente del Consiglio di un Paese di una certa dimensione venga sottoposto a sequestro e quindi possa essere indotto a rilevare affari di governo e altri affari su cui occorre pure mantenere una certa segretezza.
Ricordo che tutti i servizi di un certo rilievo entrarono in fibrillazione proprio per questa ragione. Il fatto sicuramente non era un fatto italiano, come si voleva che noi dicessimo – come era successo e come succederà molte volte nella storia delle inchieste italiane – e quindi ci trovammo subito all’interno di un panorama internazionale molto variegato, molto interessante. Cominciammo a capire che il fatto non era un fatto nostro, singolo, dal momento in cui recandoci a Parigi ci dissero che loro sapevano del sequestro di una personalità del partito di maggioranza di altissimo livello. Era in preparazione dal febbraio precedente. Ricordiamo che il sequestro viene eseguito a marzo. Già in altre capitali, in altri paesi si sapeva di questo affare.
L’affare sicuramente poi nel suo corso non è sfuggito a tutti i servizi dei maggiori paesi sia del campo orientale che del campo occidentale. Tutti hanno cercato in un certo senso di trarne vantaggio alle loro politiche. In primo luogo quei paesi che avevano l’interesse a debilitare il nostro, a farlo apparire più debole anche agli occhi di alleati potenti e maggiori in un certo senso. Abbiamo tentato di vedere cosa avesse comportato l’evento in quelli che erano i conflitti di maggior rilievo, cioè il conflitto tra Est e Ovest: la famosa Guerra Fredda. Perché quell’affare Moro sicuramente si pone proprio al centro di questa conflittualità che segnò nell’ultimo mezzo secolo del secolo scorso.

La guerra segreta contro l’Italia di Francia e Inghilterra
Abbiamo notato che esso si poneva pure al culmine di un altro grande contrasto, quella che abbiamo definito nel libro la “Guerra mediterranea“, quella guerra che serviva a assicurare ai paesi in conflitto un predominio sulle fonti, sulle risorse energetiche. Si sa bene che ci sono in questo campo quanti ritengono che il fenomeno terroristico nostrano – il fenomeno delle BR e di tutti gli altri terrorismi – sia un fenomeno nato nel cortile di casa nostra. Ma tutte queste persone secondo me non sanno tutto ciò che c’è alle spalle di queste organizzazioni e di tutto quello che accompagna le loro azioni; di come esse siano seguite giorno per giorno, vigilate, monitorate e sicuramente anche dirette. “
Fasanella: “L’Italia è un paese che ha vissuto un’esperienza drammatica, molto dura, di contrapposizione frontale che è stata la Guerra Fredda. Lo scontro politico, ideologico, lo scontro di civiltà tra l’occidente democratico e l’oriente comunista. E questo scontro ha prodotto anche risultati, effetti sul piano della violenza e del terrorismo. Ma accanto a questo scenario c’è stato un altro fattore che ha contribuito notevolmente a aumentare il livello delle nostre tensioni interne. Da un lato la “Guerra Mediterranea“, una guerra invisibile, una guerra di cui non si è potuto mai dire perché combattuta tra paesi amici e persino alleati sul piano militare come l’Italia da un lato, Francia e Inghilterra dall’altro. Una guerra per il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico nella fascia nord–africana e nel Medio Oriente. Poi anche interessi dell’altro campo. Piccole e medie potenze del campo comunista che avevano uno specifico interesse a soffiare sul fuoco delle nostre tensioni interne: la Cecoslovacchia e la Germania est. La Cecoslovacchia ha aiutato le Brigate Rosse. La Germania Est traverso la RAF – organizzazione terroristica che agì nella Germania federale e che in qualche modo aveva un ruolo di coordinamento strategico e logistico delle varie sigle del terrorismo europeo – ha avuto un’influenza notevole anche sulle intere BR e il know how politico, militare e logistico della RAF è servito alle nostre BR per realizzare il sequestro di Aldo Moro.

La strage di Ustica e Gheddafi: manovre di guerra nel Mediterraneo
Priore: “Ricordo quante e quali tesi, ipotesi si sono fatte sulla caduta del DC9 Itavia: dal cedimento strutturale – sul quale sin dai primi momenti c’erano state perizie che lo escludevano, ma lo si è sostenuto per anni e anni, – ipotesi che conducevano a un qualche fenomeno di sfioramento di velivoli e che quindi non vedevano assolutamente un evento di carattere bellico. Siamo andati avanti, abbiamo acquisito una serie di conferme a questa nostra ipotesi che nasceva addirittura all’inizio dell’inchiesta a opera di tecnici di altissimo valore americani e inglesi. Siamo riusciti a trovare una ragione all’evento, una ragione che sicuramente si colloca all’interno di una conflittualità fortissima che all’epoca c’era tra l’Italia e la Francia. Gheddafi era l’oggetto di questa conflittualità. Gheddafi e le sue risorse all’interno della Libia. In un certo senso abbiamo tentato di dare il giusto valore al conflitto nel Ciad, quel conflitto che sembrava giustificato solo da un desiderio di tipo imperialistico di Gheddafi. Dobbiamo premettere che Gheddafi in un certo senso è una creatura nostra. Dobbiamo ricordare che il suo colpo di stato fu praticamente deciso in Italia, a Abano Terme, come si è sempre detto. L’abbiamo sempre seguito, l’abbiamo favorito, gli abbiamo addirittura dato i carri armati che gli sono serviti per la prima rassegna militare dopo il successo nella rivoluzione del settembre 1969. E quindi abbiamo sempre seguito quelle che erano le operazioni di Gheddafi.
Quest’ultimo in un certo senso aveva scatenato questo conflitto nel Ciad. La Francia aveva reagito e non voleva che nessuno toccasse le sue posizioni nel continente africano che erano posizioni di forte potenza, addirittura da poter sfidare le infiltrazioni americane. Lo abbiamo sostenuto addirittura facendo da istruttori per i piloti dell’aviazione militare libica. Ricordiamo che il pilota che cadde sulla Sila, sul Mig libico indossava stivaletti e altri indumenti da pilota proprio della nostra aeronautica militare. “

Il patto francese per la nascita del Partito Armato italiano
Fasanella: “Il giudice Priore chiarisce in questo libro finalmente anche uno dei punti più controversi della storia del partito armato e del terrorismo italiano. Il rapporto tra i vertici dell’Autonomia e le BR. Un rapporto che secondo un magistrato, il giudice Calogero di Padova, esisteva. Fu questa l’ipotesi investigativa intorno alla quale lavorava all’inizio degli anni ’80, ma venne sabotato da alcune campagne di stampa alimentate da un gruppo di intellettuali italiani e francesi. Quell’inchiesta si concluse con un nulla di fatto perché il giudice Calogero non ebbe la possibilità di accedere ai servizi francesi. Oggi il giudice Priore mette finalmente insieme tanti pezzi, pezzi tratti dalle sue inchieste, pezzi tratti dalle inchieste di alcuni suoi altri colleghi, pezzi tratti da informazioni che arrivano anche dagli archivi esteri. Mettendo insieme tutte queste tessere è finalmente possibile dire con un certo grado di certezza che tra le BR e autonomie esisteva un rapporto molto, molto stretto e persino che il progetto prima di Potere Operaio, poi di Autonomia di egemonizzare l’intero partito della lotta armata è andato alla fine a segno e è stato possibile stringere questa alleanza con le BR all’ombra di un centro di lingue, all’apparenza centro di lingue, che si chiamava Hyperion, che aveva sede a Parigi ma che in realtà era il punto di snodo e di raccordo del terrorismo internazionale e anche il luogo in cui autonomia e BR strinsero legami di ferro!

Antimafia Duemila – E gli USA dissero basta col PCI

Antimafia Duemila – E gli USA dissero basta col PCI.

di Nicola Tranfaglia – 13 settembre 2009
In un saggio di Gentiloni Silveri l’attacco di Ford a Moro che stroncò sul nascere l’inclusione dei comunisti nel governo.

In un colloquio cruciale che si svolge ad Helsinki il primo agosto 1975 tra la delegazione italiana e quella degli Stati Uniti ai massimi livelli (da parte americana il presidente Gerald Ford e il segretario di Stato Henry Kissinger,da quella italiana il presidente del Consiglio Aldo Moro e il ministro degli Esteri Mariano Rumor)e che oggi Umberto Gentiloni Silveri è in grado di pubblicare, perché ormai accessibile,nel suo  interessante libro su L’Italia sospesa. La crisi degli anni settanta vista da Washington (Einaudi Storia,pp.238,28 euro) emerge con grande chiarezza il contrasto tra la posizione del governo americano e di quello italiano(almeno di quello guidato da Moro)su un aspetto fondamentale della crisi politica italiana:il giudizio sul partito  comunista di Enrico Berlinguer.
Vale la pena- per un discorso nuovo e più realistico sulla crisi italiana in quegli anni-riportare almeno in parte, traendolo da quel volume lo scambio di battute tra Ford e Moro,come tra Kissinger e il nostro primo ministro-presidente del Consiglio .
“Il trait-d’union-scrive l’autore-viene offerto da un giudizio sprezzante di Ford sul leader socialista Mario Soares che avrebbe sostenuto il PCI nelle elezioni italiane.Moro non è d’accordo e chiarisce che il sostegno era rivolto a candidati socialisti a Roma e a Napoli.La  situazione italiana non è paragonabile agli altri paesi del continente,prosegue il primo ministro:”Purtroppo molti elettori preferiscono guardare a Berlinguer e al PC1 piuttosto che ai socialisti.”
….Aldo Moro non si fa sfuggire l’occasione:”Stanno cercando di essere moderati(…)E molti cominciano a pensare che i comunisti italiani siano dei socialdemocratici, anche gente di affari lo pensa.I comunisti fanno appello a tutte le classi(…)Quello che deve ricordare,Presidente(si svolge direttamente a Ford)è che non tutti coloro che votano comunista sono comunisti.Molti di loro sono in favore della libertà,delle libertà.”
Ford non concorda e seccamente domanda quali siano i rapporti con Mosca.Moro non accetta semplificazioni:”Non sembrano molto vicini al momento.Ci sono frizioni e contrasti,chiedono con insistenza maggiore autonomia.”ma come-interviene Kissinger-in Polonia mi hanno detto che i comunisti locali sono molto legati al Pci”. “Questo è possibile –replica Moro(…)Non dico che non vi siano legami,ma loro hanno autonomia”. Ford insiste sulle proprie ragioni:”Stanno chiedendo di entrare al governo dopo le recenti elezioni? Se fossero al governo,per noi sarebbe molto difficile spiegare come l’Italia possa rimanere nella Nato”.”Certamente-replica Moro-loro al momento non lo chiedono.Si dicono favorevoli alla Nato ma noi non ci crediamo.”.Ma Kissinger rincara la dose:”Sarebbe completamente incompatibile con la permanenza nella Nato l’ingresso dei comunisti al governo.
Moro dà loro ragione, precisando puntigliosamente che nella società italiana la percezione del Pci è differente dagli stereotipi della guerra fredda e che “le barriere contro i comunisti non sono grandi e  resistenti come in passato”.E ancora quasi a voler evidenziare le contraddizioni statunitensi:”Come possiamo tenere queste rigide barriere se voi stringete la mano a Breznev e incontrate i sovietici:” Ford replica con durezza:”Le due dinamiche non sono compatibili.Questa è distensione e se io incontro Breznev non significa che lo voglio fare vicepresidente.Non capisco come non si possa distinguere una mela da un’arancia.” I toni si fanno più accesi.”
Come si può vedere dal colloquio, ma anche da altri elementi che l’autore può trarre  dagli archivi personali di Aldo Moro, che da poco sono diventati consultabili, è proprio in quel colloquio che emerge il contrasto di fondo tra la strategia di Moro e del partito cattolico fino a quando lo segue e il governo americano. Ed è proprio allora che lo statista democristiano diventa l’ostacolo principale del governo repubblicano di Ford.
Il problema centrale della situazione italiana emerge con chiarezza da Washington:la guerra fredda nell’interpretazione di Ford e di Kissinger non consente l’assunzione del governo da parte di una coalizione di centro-sinistra che includa il PCI. Moro,invece,e la maggioranza democristiana che ha espresso la segreteria Zaccagnini,ritiene che quel passo sia necessario di fronte ai problemi gravi dell’Italia,all’espandersi del terrorismo,ai pericoli che corre la repubblica.
Il contrasto è grave e non prevede in quel momento un accordo tra i due alleati.L’Italia è in bilico e la soluzione politica  non appare chiara.
Di fatto sarà l’intervento del terrorismo,con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro,a modificare la situazione politica e a segnare la svolta che farà fallire i governi di unità nazionale e instaurare la coalizione di pentapartito in funzione anti-Pci.
Ma di quale terrorismo si trattò veramente? Su questo punto,a distanza di 40 anni dagli avvenimenti,esistono ancora aspetti non chiari su cui i documenti americani come quelli personali di  Aldo Moro non permettono da svelare completamente gli interrogativi ancora aperti.
Ma il libro di Gentiloni Silveri conferma in maniera inequivocabile il contrasto tra il governo americano e la politica di Aldo Moro con l’apertura al PCI.
E questo è un dato di fatto che le spiegazioni semplicistiche circolate negli ultimi anni (come: sappiamo tutto e non c’è  nessun retroscena a livello politico, non possono più mettere in discussione.)
Purtroppo alcuni testimoni e co-protagonisti, a cominciare dal senatore Andreotti o dal senatore Cossiga, non hanno ancora dato testimonianze complete e attendibili su quel periodo,l’archivio Vaticano è inaccessibili e molti documenti americani sono ancora segreti  per non parlare di quelli italiani, tuttora coperti dal segreto di Stato.
C’è insomma ancora da lavorare molto per poter arrivare a una ricostruzione attendibile degli avvenimenti e del prezzo effettivo  pagato  dagli italiani per superare la crisi degli anni settanta.
Possiamo dire che  stiamo ancora pagando , come si vede con chiarezza dai difetti della nostra democrazia e dai pericoli che sicuramente ancora corre.
Le cose non accadono mai a caso e la corsa attuale al consolidamento di un populismo autoritario nel nostro paese rivela il maggior rischio  che abbiamo davanti.
Ma la maggioranza degli italiani, stordita da un bombardamento mediatico a senso unico e da una persistente  indifferenza favorita anche dalla crisi economica,sembra non rendersene ancora  conto malgrado che in autunno sia prevista il varo della legge sulle intercettazioni telefoniche che rappresenterà un nuovo,forte giro di vite contro i magistrati e i giornalisti,ma in definitiva contro tutti i cittadini che vogliono sapere quel che succede nel paese,quali reati si commettono,come cambia la società italiana.

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