Cento passi alla verità sulla stagione politico-criminale delle stragi di mafia degli anni 1992-1993. La trattativa tra pezzi di Stato e la mafia, la strage di Capaci e di via D’Amelio, la strategia della tensione degli attentati di Roma, Firenze e Milano. Si intravede lo spiraglio di luce,grazie ai magistrati di Palermo e Caltanissetta. Questo spiraglio è rincorso dalla società civile impegnata in prima linea nell’antimafia. Per la verità e la giustizia lottiamo in tanti, uno dei protagonisti di questa resistenza che ha come pilastro la sconfitta delle mafie è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo.
La forza di quest’uomo protesa in direzione di questo spiraglio è il termometro della sete di giustizia che la parte migliore del Paese pretende dallo Stato. Non consentiremo che non si persegua l’obiettivo fino in fondo, che ancora una volta rimanga la rabbia di chi procede in direzione ostinata e contraria verso la ricerca della verità che farà bene all’Italia. Potrà consentire un nuovo patto sociale tra le forze sane.Si tratta di ricostruire un periodo criminale, mafioso, intriso di politica, con il coinvolgimento di pezzi delle Istituzioni. Cosa Nostra negli anni che hanno preceduto la stagione stragista ha fondato la sua politica criminale in una duplice direzione: avvicinare persone all’interno delle istituzioni ed attuare la strategia militare contro i servitori dello Stato incorruttibili.
In questo periodo – che è quello a cavallo della sentenza del maxiprocesso che ha confermato l’impianto accusatorio di Falcone e Borsellino – si innestano anche gli omicidi dei cugini Salvo e di Lima, da un lato, e, dall’altro lato, quello del magistrato Scopelliti che doveva rappresentare l’accusa in Cassazione. La mafia che aveva garanzie dalla politica, con gli omicidi politici colpisce la corrente andreottiana della DC in Sicilia. Manda un segnale chiaro a Giulio Andreotti (ritenuto mafioso sino al 1980 da una sentenza definitiva).
Pensare che gli omicidi Falcone e Borsellino siano vendetta di Cosa Nostra per l’esito del maxiprocesso è offrire una lettura che ridimensiona il ruolo politico della mafia. La strage di Capaci – di tipo libanese – interrompe la probabile ascesa al Quirinale di Giulio Andreotti. Il segnale è chiaro: la stagione dei pacta sunt servanda che ha caratterizzato per decenni il rapporto mafia-politica è saltato. Capaci è stata una strage politica, soprattutto per gli effetti politici che doveva determinare.
Credo che la strage di mafia di via D’Amelio abbia,in parte,una matrice diversa. Vi sia un maggiore coinvolgimento di pezzi deviati delle Istituzioni. Borsellino forse aveva scoperto che accadeva e doveva essere ucciso subito in quanto avrebbe ostacolato la nuova strategia criminale, penso avesse individuato i percorsi iniziali della nuova politica di Cosa Nostra: trattare con lo Stato per poi penetrarlo nelle sue articolazioni tanto da divenire un cancro istituzionale; mafiosi direttamente nello Stato.
E’ questa la politica di Cosa Nostra che passa anche attraverso il progetto di golpe con la nascita di liste autonomiste-separatiste per giungere, poi, al sorgere del partito di Forza Italia di cui una delle colonne, il sen. Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per mafia. Servizi segreti deviati (Bruno Contrada docet) colludevano con Cosa Nostra; pezzi del ROS dei Carabinieri avrebbero iniziato una trattativa con la mafia; la politica pare sia stata coinvolta ad altissimi livelli istituzionali. La mafia con la stagione stragista ha dimostrato che poteva mettere in ginocchio il Paese manu militari. Dal 1993 ha dismesso la strategia militare ed ha iniziato a governare il Paese dall’interno delle Istituzioni.
Che cosa è avvenuto tra il “92 ed il “93? Come è possibile che il Generale Mori (ai vertici del ROS e del SISDE) – già imputato in vicende processuali per fatti di mafia attinenti l’omessa perquisizione del covo di Riina e la mancata cattura di Provenzano – possa oggi essere nominato consulente dal Presidente Formigoni quale esperto per le infiltrazioni della criminalità per l’Expo? Che cosa aveva scoperto Borsellino? Perché è stata sottratta l’agenda rossa? Perché Mancino (all’epoca Ministro dell’interno, poi Presidente del Senato e poi vicepresidente del CSM) non ricorda di aver incontrato Borsellino? Perché Violante (già Presidente della Commissione Antimafia e Presidente della Camera) solo oggi dice di aver saputo della trattativa, di Mori e di Ciancimino?
Con la trattativa con lo Stato, Cosa Nostra è penetrata nelle Istituzioni, ha consolidato il suo ruolo nell’economia, ha corroso le fondamenta della democrazia. Con gli anni si è istituzionalizzata. Non è più necessario ricorrere all’uso delle armi per eliminare i servitori dello Stato. La parte sana del Paese pretende che lo spiraglio diventi sole. La magistratura sia libera di lavorare in assoluta indipendenza. Il Paese è pronto per la verità e per un futuro migliore che si deve alle vittime delle mafie.
Luigi de Magistris (L’Unità, 15 agosto 2009)
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